Nasce “santa Sofia” a nord di Hama. Nuova chiesa tra le macerie siriane

Un segno di rinascita per la presenza cristiana in un paese martoriato. Prime consacrazioni di nuove chiese tra le macerie di una guerra senza fine

Al meeting “Mediterraneo, frontiera di pace” organizzato a Bari dalla Cei lo scorso feebbraio per riunire sessanta vescovi di venti Paesi affacciati sul “mare nostrum“, Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei siri ha raccontato la sua gente e le sue terre martoriate. E ha lanciato un accorato appello: “Non abbandonate i cristiani di Siria e Iraq”.

Consacrazione tra le macerie

A dicembre il patriarca di Antiochia dei siri ha consacrato “la prima nuova chiesa a Mosul, in Iraq, dopo la liberazione dal Daesh: un atto di speranza contro ogni speranza“. A Bari Ignace Youssif III Younan ha detto: “Sogno che qualche famiglia cristiana possa ritornare qui per testimoniare il Vangelo del perdono e della pace». Un invito a essere “profetici” rifuggendo anche “il politicamente corretto che significa celare la verità per paura di essere presi di mira dai media o dai politici disonesti“. 

Segni di rinascita

La cerimonia della posa della prima pietra di una chiesa ortodossa intitolata a Santa Sofia, come la ex chiesa di Istanbul trasformata in moschea nelle scorse settimane su volontà del governo turco, si è svolta nella Siria centrale. In una località lungo il fronte di guerra tra zone governative e aree delle opposizioni armate. Secondo il quotidiano governativo siriano al Watan ripreso dall’Ansa, la cerimonia della posa della “pietra d’angolo” della chiesa di Santa Sofia, in onore al luogo di culto a Istanbul, si è svolta nella cittadina cristiano-ortodossa di Sqeilbiye, a nord del capoluogo Hama. Una zona nota per essere da anni contesa tra forze anti-Damasco e forze lealiste.

Il ruolo della Russia

Il governo siriano da anni ha lanciato una campagna mediatica esplicitamente ostile nei confronti del presidente turco Tayyep Recep Erdogan, che dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011-12 aveva definito “illegittimo” il presidente siriano Bashar al Assad. Alla cerimonia di Sqeilbiye hanno partecipato rappresentanti militari governativi locali e rappresentanti militari russi. La Russia è presente in forze in Siria dall’ottobre del 2015 a sostegno del governo di Damasco.