Morte sospetta di un vescovo copto

Quella del vescovo copto ortodosso Epifanio potrebbe non essere stata una morte naturale. Aumentano i sospetti sul decesso del religioso avvenuto lo scorso 29 luglio nel monastero di san Macario, in Egitto. L'inchiesta avrebbe attestato che il cadavere di Epifanio presenterebbe profonde ferite alla schiena e alla testa, tali da far sospettare che sia stato colpito con un grosso oggetto appuntito. Il corpo del religioso è stato ritrovato dai suoi confratelli sulla strada che dalla sua stanza conduceva alla chiesa. Non è escluso che l'omicidio possa rientrare nell'escalation di violenza contro i cristiani copti ripartita nel 2017 con un attacco terroristico ad una chiesa del Cairo.

La situazione in Egitto

Negli ultimi anni sono aumentati gli attentati ai danni della minoranza religiosa in Egitto nonostante la dura condanna del presidente Al Sisi nei confronti del radicalismo islamico. Il generale ha voluto testimoniare l'importanza della comunità copta nel Paese partecipando quest'anno alla veglia di Natale che ha visto anche l'inaugurazione di una nuova cattedrale.

La vittima

Il vescovo Epifanio aveva 64 anni, era nato nella città di Tanta, capoluogo del Governatorato di Gharbiyya, e si era laureato in Medicina prima di entrare nel monastero di san Macario. Illustre studioso, aveva lavorato come traduttore della Bibbia dal greco all'arabo partecipando anche alla Conferenza Internazionale di Studi Copti tenuta a Roma nel 2012. Epifanio viene ricordato come un amico dei cattolici, una figura aperta al dialogo ecumenico. Il sospetto che possa essere stato un omicidio ha convinto la guida della Chiesa copta egiziana, Tawadros II, a bloccare l'ingresso di nuovi seminaristi nel monastero per almeno un anno. “Il numero di monaci nel monastero” – ha detto  in una nota Tawadros II – deve essere ridotto per garantire la sicurezza nella struttura religiosa”. Il Patriarca di Alessandria ha inoltre disposto per i religiosi copti il divieto esternare sui social. Un tentativo per impedire di finire  più facilmente nel mirino degli estremisti.