Mons. Salazar incita il popolo

La Chiesa ha una parte di colpa e una di soluzione”. Con queste parole ha esordito mons. Manuel Eugenio Salazarvescovo di Tilarán, nell'omelia tenuta durante la celebrazione del 2 agosto dedicata alla Vergine Maria. Nel piazzale antistante la Basilica della Regina degli Angeli, centro spirituale del Costa Rica, il primo spunto di riflessione dell'omelia è stato incentrato proprio sulla Vergine, “che è madre di tutti, madre e modello dei suoi figli”

Cattolici e politica

Facendosi strada nel messaggio schiuso dal Vangelo letto, il mons. Salazar ha richiamato l'attenzione dei politici del Costa Rica e, quale rappresentante della Chiesa cattolica nel Paese, ha voluto rivendicare il ruolo politico dei cattolici. Un messaggio dai toni forti quello del prelato, che non ha risparmiato sferzate contro sfere politiche che vogliono ridimensionare il ruolo dei cattolici nella società e un'opinione pubblica sempre più diffidente: “Governare è difficile e, talvolta, ingrato. Ecco perché la Parola di Dio ci chiede di pregare per i nostri sovrani” ha detto il prelato, prima di asserire con fermezza che “i Cattolici hanno il diritto inviolabile di entrare i politica.  E come credenti: abbiamo l'obbligo evangelico di essere coinvolti in politica, di costruire un paese migliore, di costruire il Regno di Dio! In una democrazia: i credenti hanno il diritto alla libertà religiosa, lo chiediamo. E i chierici in politica hanno il diritto politico di non essere cittadini di seconda classe, una minoranza discriminata!” ha asserito il prelato, sostenendo la vocazione e il servizio che la Chiesa deve al popolo, prima di ogni cosa”. 

Il nemico

Con chiarezza, il mons. Salazar ha invitato a cambiare la percezione che si ha dei propri nemici: “L' unico vero nemico e avversario di tutti i costaricani – ha detto – è l'egoismo umano, che vuole arricchirsi sempre di più, indipendentemente dal vicino, e lottare per alcuni problemi sindacali, indipendentemente dal resto della società”. Spinto da un'esigenza di chiarezza, il vescovo non ha mancato di sottolineare il profondo divario sociale del Paese “in cui vi sono pochi ricchi, sempre più ricchi e molti poveri sempre più poveri, non esiste giustizia sociale e pertanto non ci sarà pace sociale purtroppo”. Per questo, la politica è, per i cattolici, l'occasione di agire in vista del bene comune, dismettendo l'egoismo e focalizzandosi suo dialogo e l'accordo sociale, “un compito che non è facile, ma obbligatorio e vitale. Un paese avanza per lo sforzo di tutti i suoi cittadini e non solo per la gestione dei politici in servizio. O negoziamo come fratelli o seminiamo il seme malvagio della violenza e la dittatura unita siamo forti, divisi siamo deboli! Oppure ci uniamo o affondiamo! Cioè, se non c'è accordo sociale, perdiamo tutti: ricchi, poveri, uomini d'affari, sindacati, governo e Chiesa, nessuno vince. I grandi perdenti saranno i più poveri. Non negoziare è un suicidio nazionale“.

Il valore della protesta

Il prelato ha ricordato il dovere del popolo di rispettare le leggi, ma ha rivendicato il diritto alla “legittima protesta”: “La migliore protesta è il voto ben ponderato! Ogni quattro anni abbiamo il privilegio di protestare: e alcuni non lo usano! È anche vero che c'è ingiustizia e violenza istituzionalizzata e che non tutto ciò che è legale è morale! Ciò porta i cittadini a proteste e manifestazioni pubbliche” ha detto il prelato, ravvisando nelle manifestazioni pacifiche la maniera che il popolo ha di farsi ascoltare dai politici, i quali “devono sempre essere disposti ad ascoltare, dialogare e negoziare. La politica è l'arte di negoziare: a volte arrendersi per vincere tutto”.

Papa Francesco e la politica

Sul valore nobile della politica ha parlato, in diverse occasioni, lo stesso Pontefice. Nell'udienza alla Comunità di Vita Cristiana e alla Lega Missionaria Studenti d'Italia nell'aprile 2015, per esempio, Papa Francesco parlò della politica come di un “lavoro martiriale, perché bisogna andare tutto il giorno con quell’ideale, tutti i giorni, con quell’ideale di costruire il bene comune. E anche portare la croce di tanti fallimenti, e anche portare la croce di tanti peccati”. In quell'occasione, il Santo Padre citò due esempi su tutti: l'italiano Alcide de Gasperi e il tedesco Robert Schuman, “padre” dell'Europa: “Si può diventare santo facendo politica. E non voglio nominare più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune […] Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno aiutato alla pace nei Paesi”.