“Accoglienza buona”. Da domenica è in vigore in tutta Italia il nuovo Messale Romano

Come è stato accolto nelle diocesi italiane il nuovo Messale Romano. Parla il vescovo di Castellaneta, monsignor Claudio Maniago, presidente della Commissione episcopale per la Liturgia

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Padre Thomas Law Kwok Fai celebra la Santa Messa a Hong Kong, 7 marzo 2020 - Foto © Tyrone Siu per Reuters

Dal giorno di Pasqua il nuovo Messale Romano è in vigore in tutta Italia. Fino a domenica scorsa era stato seguito solo in alcune diocesi. Dalla domenica di Pasqua in tutta la Penisola. Al termine di un processo lungo e ponderato. Durato diversi anni. Un percorso di revisione testuale che ha implicato sottili analisi. Di carattere sia liturgico sia filologico.

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Foto Marco Calvarese Copyright: UCS-CEI

Eccezioni per il Covid

Domenica scorsa, quindi, è stato introdotto per la Chiesa italiana il nuovo Messale Romano. Ed è stata accantonata la precedente versione, che risale al 1983. Il nuovo Messale Romano appena introdotto in Italia deve fare i conti già con le eccezioni straordinarie. Imposte dal coronavirus. La pandemia, come lo scorso, ha comportato una serie di lievi modifiche temporanee. Per affrontare, anche dal punto di vista liturgico, l’emergenza sanitaria.

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Foto © Vatican Media

La spiegazione

Tra le modifiche più evidenti, di cui si è parlato a lungo, il cambiamento del Padre Nostro. Che da domenica  tutti devono invocare con queste parole: “Non ci abbandonare alla tentazione. Ma liberaci dal male”. Prima, è risaputo, si pregava chiedendo che il Padre non inducesse in tentazione. Espressione considerata non controversa, bensì di difficile spiegazione. Come può Dio indurre alla tentazione? Il latino “inducas” necessitava di una traduzione più chiara. Finora la fase sperimentale non ha registrato problemi e scossoni.

Monsignor Angelo Spina celebra la messa in una chiesa vuota ad Ancona

Sensibilità contemporanea nel Messale

“L’accoglienza del nuovo Messale Romano è stata buona”, afferma al quotidiano della Cei “Avvenire” il vescovo di Castellaneta, monsignor Claudio Maniago. Il presidente della Commissione episcopale per la Liturgia ne spiega il motivo: “Da una parte è stata accompagnata da una sana dose di curiosità. Nella consapevolezza comunque che le novità non stavano in una diversa struttura della celebrazione. Ma piuttosto in miglioramenti e revisioni dei testi. Con anche significative variazioni che intendono rendere più vicino il ‘Padre Nostro’ alla sensibilità contemporanea quanto viene pronunciato. D’altro canto, le novità sono state recepite senza particolari fatiche“.