Messa sott'acqua: la tradizione continua

A Trieste è stata celebrata la consueta messa subacquea. Una tradizione che va avanti da 42 anni in occasione della festività di Santo Stefano. La cerimonia si svolge nel tratto delle rive antistante a piazza dell'Unità ed è organizzata dal Sub Sea Club cittadino.

Come si svolge

Il sacerdote celebrante viene introdotto all'interno di una campana subacquea in plexiglas immersa poi a cinque metri di profondintà. Qui, il prete pronuncia poi l'omelia che gli viene consegnata abitualmente da un sub. Ad ascoltarlo in mare, una cintuantina di sommozzatori e i cani Gruppo Cinofili Soccorso in Acqua. Sulla terraferma, invece, 400 persone – fedeli e curiosi – hanno assistito alla cerimonia davanti al maxischermo montato per l'occasione nei pressi della Scala Reale. Le immagini sono state trasmesse direttamente da una videocamera subacquea. Anche questa folla ha potuto ascoltare le parole dell'omelia grazie ad un laringofono sistemato sul collo del religioso. 

Il celebrante

La messa di quest'anno è stata celebrata da don Francesco Pesce, giovane sacerdote che ha frequentato il seminario in Polonia. Con pinne e bombola, il prete friulano – che è un appassionato di immersioni ed ha un brevetto di primo livello – ha letto l'omelia dell'Arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi. Quest'ultimo non ha mancato di salutare i presenti ed ha definito quella di ieri come “una giornata che fa bene al cuore“. Un pensiero speciale è andato a Rita Giancristofaro, cittadina triestina rimasta ferita nel crollo del ponte Morandi di Genova lo scorso agosto. Don Francesco ha spiegato che, pur non avendo potuto partecipare, la donna inviava i suoi saluti ed auguri a tutti i presenti.

La storia

Al termine della cerimonia, è stato il momento della consegna di panettoni, pandori e e vin brulè ai sommozzatori e ai cittadini presenti. La prima messa sott'acqua nel capoluogo friulano fu celebrata nel lontano 1976 nella zona della Sacchetta. L'idea originaria fu di don Giuseppe Dreossi, esperto apneista. L'evento incontrò subito il consenso dei triestini che di anno in anno vi hanno partecipato sempre più numerosi, tanto da richiedere l'installazione di altoparlanti per ascoltare l'omelia in superficie già dagli anni Ottanta.