Medio Oriente. Patriarca Younan: “Noi cristiani traditi dall’Occidente”

Alla vigilia dell’attentato di Barcellona, come una premonizione, è giunta la dura accusa del Patriarca dei siro-cattolici Ignace Joseph Younan III nei confronti dell’Occidente, incapace di combattere il terrorismo e inerte rispetto alla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente.

“Non solo abbandonati, ma traditi”

In un’intervista uscita su Southern Cross, giornale della diocesi di San Diego, in California, il Patriarca afferma senza mezzi termini: “Posso dirvi che non solo siamo stati abbandonati dai Paesi occidentali, ma anche che siamo stati traditi”.

La minoranza cristiana in Medio Oriente è composta da “gente pacifica”, la quale “ha lavorato onestamente per il benessere dei loro Paesi”, ha rimarcato Younan. Ma non rappresentando una minaccia terroristica e non avendo petrolio da poter vendere, essa viene “ignorata” e “abbandonata” al loro destino.

Nessuna opposizione moderata ad Assad

Inoltre il Patriarca siro-cattolico ha puntato l’indice anche contro una lettura distorta di quando sta avvenendo in Siria, dove il conflitto dura ormai da oltre sei anni. Egli ritiene “una menzogna” l’affermazione secondo cui esisterebbe una “fazione moderata” tra quelle che stanno combattendo il governo di Bashar al-Assad.

La diaspora dei cristiani dall’Iraq

Più ad est, intanto, continua il caos. Younan ha parlato anche dell’Iraq, ancora devastato a seguito dell’invasione voluta dagli Stati Uniti nel 2003. Più di 140mila cristiani, ha ricordato, hanno dovuto lasciare il Paese.

“Una reale tragedia” – ha osservato – che mette a rischio l’esistenza della comunità cristiana della regione. “Noi cristiani in Medio Oriente siamo le comunità indigene dei nostri Paesi”, nella regione dove il cristianesimo è nato. “Siamo stati lì per millenni e siamo sempre stati perseguitati. E ora è in gioco la nostra sopravvivenza stessa”.

Occidente piegato al “politicamente corretto”

Anche le parole hanno un peso. Ecco perché il patriarca Younan critica il fatto che i leader europei siano ormai sottomessi “all’uso del linguaggio politicamente corretto” quando si parla di Medio Oriente.