“Lottiamo uniti contro la piaga del femminicidio”

Guardare le donne, le madri e le nonne del Perù, significa anche non ignorare “una piaga” sociale che colpisce il Sud America: “il femminicidio”. “Sono molte le situazioni di violenza che sono tenute sotto silenzio al di là di tante pareti. Vi invito a lottare contro questa fonte di sofferenza chiedendo che si promuova una legislazione e una cultura di ripudio di ogni forma di violenza“. E' l'appello che lancia Papa Francesco dalla Plaza de Armas di Trujillo, la città dell'eterna primavera colpita dal Nino lo scorso anno. Presiede la Veglia mariana in omaggio alla Virgen de la Puerta, icona molto cara alla popolazione locale. Ed è proprio con lo sguardo rivolto alla Madonna che il Pontefice chiede di porre fine al femminicidio: invita i presenti a “pensare a tutte le madri e le nonne di questa Nazione; sono vera forza motrice della vita e delle famiglie del Perù. Che cosa sarebbe il Perù senza le madri e le nonne? Che cosa sarebbe la nostra vita senza di loro? L’amore per Maria ci deve aiutare a generare atteggiamenti di riconoscimento e gratitudine nei riguardi della donna, nei riguardi delle nostre madri e nonne che sono un baluardo nella vita delle nostre città. Quasi sempre silenziose portano avanti la vita. E’ il silenzio e la forza della speranza“.

Lieti nella speranza

Quella stessa piazza che un tempo “ha saputo suscitare sogni di libertà in tutti i peruviani” oggi si trasforma “in un santuario a cielo aperto” dedicato alla Vergine Madre, una madre “che conosce il cuore dei peruviani del nord e di tante altre parti; ha visto le loro lacrime, le loro risa, le loro aspirazioni”. “Ogni comunità, ogni angolino di questa terra viene accompagnato dal volto di un santo, dall’amore per Gesù e per sua Madre”, aggiunge, elencando poi uno ad uno tutte le immagini sacre provenienti da ogni parte della nazione, portate in processione a Trujillo in occasione della visita papale. “Dove c’è una comunità, dove ci sono vita e cuori palpitanti e ansiosi di trovare motivi di speranza, motivi per il canto, per la danza, per una vita degna… lì c’è il Signore, lì troviamo sua Madre e anche l’esempio di tanti santi che ci aiutano a rimanere lieti nella speranza”, fa notare il Santo Padre.

Il linguaggio dell'amore 

Sottolinea poi come Dio “cerca di avvicinarsi ad ognuno nella modalità in cui può accoglierlo, e così nascono i più diversi titoli”, titolo che esprimono il “desiderio del nostro Dio di essere vicino ad ogni cuore perchè la lingua dell’amore di Dio si pronuncia sempre 'in dialetto', non conosce altro modo per farlo”. In questa prospettiva, la Vergine Madre “assume i tratti dei figli, i vestiti, il dialetto dei suoi per renderli partecipi della sua benedizione. Maria sarà sempre una Madre meticcia, perché nel suo cuore trovano posto tutte le razze, perché l’amore cerca tutti i mezzi per amare ed essere amato”. E, facendo riferimento alle tante icone presenti nella piazza, aggiunge: “Tutte queste immagini ci ricordano la tenerezza con cui Dio vuole essere vicino ad ogni villaggio, ad ogni famiglia, a te, a me, a tutti“.

La “cura” della misericordia

Attribusice poi alla Virgen de la Puerta il titolo di “Madre della Misericordia e della Speranza”. Il suo pensiero va al grande Giubileo straordinario celebrato tre anni fa: “Voglio ripetere insieme con voi lo stesso desiderio che avevo allora”, e cioè “che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! Come desidero che questa terra che ospita la Madre della Misericordia e della Speranza possa diffondere e trasmettere dappertutto la bontà e la tenerezza di Dio. Perché, cari fratelli, non c’è medicina migliore per curare tante ferite che un cuore capace di misericordia, un cuore capace avere compassione davanti al dolore e alla disgrazia – conclude -, davanti all’errore e alla voglia di rialzarsi di tanti che spesso non sanno come poterlo fare”.

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