L'omaggio di Francesco alla Morenita

Oggi la Chiesa celebra Maria col titolo di Nostra Signora di Guadalupe in ricordo dell’ultimo di quattro giorni di apparizioni avvenute in Messico nel 1500. La storia di Juan Diego, l’azteco a cui apparve la Morenita, e della tilma miracolosa attraversa i pontificati. Giovanni Paolo II iniziò proprio dal Messico il suo infaticabile pontificato itinerante, mentre Francesco, primo Papa proveniente dal nuovo mondo, celebra ogni anno a San Pietro la festa della Beata Vergine Maria di Guadalupe.

Patrona dell'America Latina 

“Alla scuola di Maria impariamo “il protagonismo autentico”, non quello del maltrattare o della violenza fisica ma quello che non ha paura della tenerezza e della carezza, per ridare dignità a tutto ciò che è caduto”, ha detto lo scorso anno il Pontefice nell'omelia pronunciata in spagnolo per questa sentissima festa liturgica mariana (Guadalupe è il santuario cattolico con più pellegrini al mondo)-. E' un inno alla figura della Vergine intessuta sul Magnificat”. La Basilica di San Pietro si accende di festa e di canti, realizzati dal Coro della Cappella Sistina e da quello del Collegio Pio Latino Americano. Un segno tangibile d’amore e devozione alla Morenita, patrona di tutti i popoli di lingua spagnola e soprattutto del Continente latinoamericano. La rubrica il Santo del Giorno pubblicata da Avvenire ricorda che è una madre per tutti i popoli, che sa parlare a ogni cultura. Ancora oggi così si presenta la Vergine di Guadalupe, vero cardine spirituale del Centro e Sud America. Apparve tra il 9 e il 12 dicembre 1531 a un indio messicano forse già sessantenne, Juan Diego Cuauhtlatoatzin, che è santo dal 2002. A quel tempo il Messico era terra di conquista ma anche di sfregio alla dignità umana, perché spesso i conquistatori non ebbero pietà per gli indios. Anche per questo l'apparizione di Maria è un segno di cura nei confronti degli oppressi e dei sofferenti di tutto il mondo.

Il mandato al veggente

Al veggente Maria affidò il compito di fa costruire una basilica dedicata a lei ma non fu facile convincere il vescovo: ci volle un prodigio, con l'immagine della Madonna che apparve sul mantello del contadino”. In un’intervista rilasciata ad Avvenire il mariologo Antonino Grasso, docente all’Istituto superiore di Scienze religiose di Catania approfondisce il tema delle apparizioni mariane, soffermandosi su quelle che hanno avuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. Ma cosa vuol dire riconoscimento ufficiale? “Significa che la Chiesa si è espressa favorevolmente attraverso dei decreti”. Non va dimenticato, però, che ci sono apparizioni riconosciute di fatto. “Una di queste è quella di Guadalupe in Messico. Non ci fu un decreto ufficiale – ha spiegato ancora il mariologo Antoninio Grasso -, ma il vescovo di allora fece costruire una cappella là dove aveva chiesto la Vergine e il veggente Juan Diego è stato canonizzato” da Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002. Chi era Juan Diego Cuauhtlatoatzin? Celebrare la memoria di san Juan Diego Cuauhtlatoatzin significa ricordare che spesso Dio si manifesta in mezzo ai dimenticati, nei luoghi lontani dai centri che “contano”. Juan Diego, infatti, era un indio al quale nel 1531 a Guadalupe in Messico apparve la Madonna, chiedendo che venisse eretto un edificio a lei dedicato. Per quella terra si trattava di un segno profetico, perché si collocava a poche decine d'anni dall'arrivo dei conquistatori europei e dall'inizio del declino delle popolazioni indigene. Tra queste, però, molte persone si lasciarono affascinare dal cristianesimo: anche Juan Diego, nato nel 1474, era stato battezzato nel 1524 all'età di 50 anni assieme alla moglie. Rimasto vedovo, visse quasi come un consacrato e, dopo l'apparizione nel 1531 trascorse i restanti 17 anni vicino al luogo dove aveva incontrato Maria. Morì nel 1548.

 

Giubileo sacerdotale del Pontefice della misericordia

Domani la preghiera e il ringraziamento al vescovo di Roma in occasione dell’importante anniversario: il 13 dicembre ricorre il giubileo sacerdotale di Jorge Mario bergoglio. La ricorrenza era stata già ricordata domenica scorsa, con una speciale intenzione in tutte le messe celebrate nelle chiese della diocesi. La comunità diocesana di Roma si stringe attorno al suo vescovo Papa Francesco in occasione del cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale. Oggi , alla vigilia dell’anniversario, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha scritto un messaggio a nome di tutta la comunità diocesana. “La Chiesa di Roma non si dimentica di pregare per Lei Santo Padre- afferma il cardinale vicario-. Per Lei sale a Dio la preghiera dei piccoli, dei bambini delle nostre comunità, che Lei benedice con affetto di Padre. Sale al Signore per Lei la preghiera dei poveri, che Lei ama in modo privilegiato; la preghiera degli anziani e dei malati, che offrono le loro sofferenze per la Chiesa. Per Lei è la preghiera dei giovani, spinti dal Suo entusiasmo missionario; e delle famiglie, chiamate a vivere la Gioia dell’Amore. Per Lei è la preghiera di tutti noi, pronti a portare il Vangelo della gioia”. E, aggiunge il porporato, “la preghiera dei ministri ordinati, chiamati a camminare insieme al Suo passo per le periferie esistenziali della nostra città. Per Lei è la preghiera dei consacrati e delle consacrate, segno di speranza per la nostra Chiesa. Per Lei, per la Chiesa e per il mondo, è tutta la nostra preghiera, come anche il ringraziamento per come ci sta portando per mano per le vie dell’uomo, “misericordiando”, con uno sguardo di amore e di tenerezza. Una preghiera quotidiana si innalza per Lei, successore di Pietro, da questa sua città”. Oggi in particolare “rendiamo grazie al Signore per il dono delle Sue mani consacrate cinquanta anni fa, che sono levate in alto per intercedere per noi, e che sono protese verso tutti per trasmettere amore. Senta queste Sue mani alzate sostenute dalle nostre, ogni giorno, in ogni istante. Auguri di cuore, Santità!“.