L'odissea dei rifugiati vista da una bambina

Questo è più di un libro. Innanzitutto perché è fatto di immagini e di testo ed entrambi sono essenziali al racconto. A scrivere è Tessa Julià Dinarès, insegnante catalana. A disegnare è Anna Gordillo Torras, anch’essa catalana, poco più che trentenne, che dopo aver studiato Belle Arti a Barcellona, frequenta nel Regno Unito il master di Illustrazione per racconti dell’infanzia presso la Cambridge School of Arts. Il libro, che esce oggi, è “Rifugiata – L’odissea di una famiglia” (Edizioni Terra Santa, pag. 40 ill. a colori 19,50 euro) e traduce in concreto sentimenti contrastanti, la speranza e il dramma, che sono le facce della stessa medaglia e, forse, più di una medaglia, si dovrebbe parlare di un solido a più lati… “Perché mi hanno svegliato? Perché ho dovuto alzarmi in tutta fretta? – sono le domande di una bambina siriana, ma accade a migliaia di bambini in diverse parti del mondo –. È ancora notte. Stiamo andando via e prendiamo poche cose. Le facce di tutti riflettono paura e tristezza. Il mio papà mi prende per mano con forza e quasi mi fa male. Mi viene voglia di piangere. Ma non voglio piangere. Dove stiamo andando? E perché corriamo?. Raccontata dalle suggestive tavole di Anna Gordillo, la drammatica esperienza di chi è costretto alla fuga parla con il linguaggio universale del disegno e raggiunge anche i lettori più giovani.

Ma questo vuole essere un libro di speranza, alimentata anche dalla Custodia di Terra Santa: in coda il volume riporta una breve descrizione dei progetti sociali per i rifugiati sostenuti dalla Custodia nelle isole greche di Rodi e Kos, a favore dei quali sono destinati i proventi del libro. Perché secondo i dati dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), in Siria 13 milioni e mezzo di persone necessitano di aiuti umanitari; 6 milioni e 300 mila sono sfollati interni; centinaia di migliaia hanno affrontato tragici viaggi in mare per cercare protezione; quasi 3 milioni di siriani sotto i 5 anni sono cresciuti vedendo solo la guerra; e 4 milioni e 900 mila – in maggioranza donne e bambini – sono rifugiati negli Stati confinanti, sottoponendo i Paesi ospitanti a un grande sforzo nel sostenere le ripercussioni politiche, sociali ed economiche. Ecco perché i Commissari di Terra Santa di lingua italiana hanno scelto di sostenere i progetti in favore dei rifugiati portati avanti da fra John Luke Gregory nelle due isole greche, dove i frati minori francescani hanno una presenza antichissima. Kos è stata investita in pieno dall’arrivo di persone in fuga (con punte di 58 mila richiedenti asilo). Sull’isola esiste un hot-spot per l’accoglienza, l’identificazione e lo smistamento che è stato pensato per 600 persone, ma che a fine 2017 ne ospita in realtà 3 mila, in gravi difficoltà.

Il centro per rifugiati di Rodi, ospitato nell’ex mattatoio dell’isola, ospitava a fine 2017 un centinaio di persone, tra cui minori non accompagnati e anche giovani e coppie. La struttura è fatiscente e le condizioni sanitarie gravi. In più, i frati francescani di Rodi assistono 250 persone con aiuti in vestiario, medicine e pacchi alimentari. Il progetto di assistenza, con un occhio di riguardo ai minori non accompagnati, è seguito personalmente da fra John Luke. L’impegno dei frati minori in favore dei rifugiati a Rodi e Kos si inquadra in un più ampio orizzonte di aiuti e di progetti umanitari che riguarda la Siria e il Libano.