L'Iraq celebra il primo Natale senza l'Isis

Dopo anni di terrore, i cristiani iracheni sono pronti a celebrare di nuovo il Natale nelle terre liberate dal giogo mortale dell'Isis. Questa comunità, fortemente integrata nel tessuto nazionale, si prepara a riunirsi in preghiera nella chiesa cattolica caldea di San Giuseppe. Molti lo fanno dopo essere tornati dall'estero dove erano fuggiti a causa delle violenze dei miliziani di Daesh.

La situazione dei cristiani

 Secondo le statistiche ufficiali, il numero di cristiani iracheni prima del 2002 era di circa un milione e mezzo, mentre oggi è inferiore alle 300.000 unità. Il 25 dicembre non sarà festa nazionale in Iraq nonostante la richiesta avanzata lo scorso 10 dicembre dal Patriarca caldeo Louis Raphael che ha scritto direttamente al capo del parlamento per ottenere questa concessione. Tuttavia, il governo regionale del Kurdistan iracheno ha annunciato che martedì le scuole si fermeranno per le vacanze natalizie. 

L'albero più grande

Per festeggiare il Natale, a Baghdad è stato eretto il più grande albero della nazione. Sorge nel parco a tema al-Zaura ed è un segno anche di questo primo anniversario di liberazione dalla ferocia dell'Isis. L'albero di Natale è stato installato per celebrare la tolleranza religiosa del nuovo Iraq.  Rasha al-Taie, un residente di Baghdad di fede islamica ascoltato dal portale “The New Arab”, ha descritto l'albero come simbolo di “amore, pace e solidarietà” tra musulmani e cristiani. “Noi, come musulmani – ha detto l'uomo – espriamo solidarietà a loro (cristiani), a Dio piacendo, tutti gli anni a venire sono anni di gioia e pace per l'Iraq e per tutta la sua diversità”.

La visita del Vescovo

Recentemente la comunità cristiana irachena è stata visitata dal presidente dei vescovi irlandesi, mons. Eamon Martin che ha elogiato il lavoro di ricostruzione in cui la Chiesa locale sta dando un importante contributo.  “La Chiesa nel nord dell'Iraq ha lavorato instancabilmente sul terreno. Abbiamo incontrato l'arcivescovo Bashar Warda ad Erbil, un redentorista che ha imparato l'inglese a Dundalk. Ha spiegato che la loro risposta immediata alla crisi è stata quella di creare campi profughi sul terreno della chiesa per fornire riparo, cibo e vestiti alle famiglie sfollate”. Il presule ha esortato i suoi connazionali ad aiutare l'impegno della comunità cristiana irachena: “Vorrei incoraggiare le persone in Irlanda a sostenere l'sppello di Natale di Trócaire. Anche piccole donazioni possono fare una grande differenza per le persone le cui vite sono state distrutte dal conflitto “