Lateranense, Papa presenzia l’Atto Accademico su “Ecologia e Ambiente”

Francesco ha presieduto l’Atto Accademico su “Ecologia e Ambiente. Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato”, organizzato dalla Pontificia Università Lateranense

Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, Papa Francesco e la Sig.ra Audrey Azoulay, Direttore generale dell’UNESCO (Fonte: Vatican News)

Il Santo Padre Francesco ha presieduto stamane alle 9:00 l’Atto Accademico su “Ecologia e Ambiente. Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato”, organizzato dalla Pontificia Università Lateranense, alla presenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I e della Sig.ra Audrey Azoulay, Direttore generale dell’UNESCO nell’Aula Magna dell’Università.

Firmata la Convenzione per il nuovo corso di studi

Al termine dell’incontro, il Pontefice con il patriarca e la direttrice dell’Unesco hanno firmato congiuntamente la Convenzione dell’Unesco per il nuovo Ciclo di studi nell’Università del Papa su Ecologia e Ambiente. Francesco ha infine consegnato al gran cancelliere De Donatis la lettera ufficiale, di cui il rettore Buonomo ha dato lettura.

Ciclo di studi in Ecologia e Ambiente alla Lateranense

Papa Francesco – riporta Vatican News – ha ringraziato l’Unesco per “l’attenzione fattiva” a questa iniziativa che “dà il via al nuovo Ciclo di studi in Ecologia e Ambiente nell’Ateneo pontificio. Un percorso che opererà insieme al Patriarcato di Costantinopoli con una prospettiva aperta capace di accogliere l’attenzione delle Chiese cristiane, delle diverse comunità religiose, di quanti sono alla ricerca e di chi si professa non credente”.

Il Ciclo di studi, sottolinea il Papa, dovrà quindi “raccogliere esperienze e pensieri differenti, coniugandoli attraverso il metodo proprio della ricerca scientifica”. Così l’università tornerà ad essere Universitas, “depositaria di un imperativo che non ha confini religiosi, né ideologici, né culturali”.

Lontani gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030

Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia”, ricorda infine il Papa. E ammonisce: “Si stanno allontanando le aspettative legate agli obiettivi dello sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030, insieme a più specifici traguardi collegati alla protezione dell’aria, dell’acqua, del clima o alla lotta alla desertificazione. Forse perché abbiamo legato questi traguardi solo a un rapporto causa-effetto, magari in nome dell’efficientismo…”

Senza una vera ecologia integrale – rimarca il Pontefice – avremo un nuovo squilibrio, che non solo non risolverà i problemi, bensì ne aggiungerà altri”. Anche tra i credenti, aggiunge, bisogna “trasformare” il mero interesse per l’ambiente in “una missione realizzata da persone formate, frutto di un’adeguata esperienza educativa”. È la “responsabilità più grande” di fronte a quanti “a causa del degrado ambientale, sono esclusi, abbandonati e dimenticati”.

Le Chiese e ogni persona di buona volontà, conclude Francesco, sono perciò chiamate a farsi “voce di chi non ha voce”. Una voce “che si pone al di sopra degli interessi di parte e che non rimane solo lamentosa”. “Abbandoniamo il si è sempre fatto così”, dice il Papa, “è suicida questo…”. Da qui, un chiaro invito: “Seminiamo bellezza e non distruzione”.

Bartolomeo: “L’educazione, veicolo potente per il progresso”

Prima dell’intervento del Papa, il rettore Buonomo ha ringraziato il patriarca Bartolomeo per la grande disponibilità mostrata in questa iniziativa, il cui programma è stato definito proprio in collaborazione con il Patriarcato ecumenico.

Prendendo la parola, il primate ortodosso ha ricordato la volontà delle sedi degli apostoli Pietro e Andrea di operare insieme “in modo collaborativo e coscienzioso” per affrontare la crisi ecologica.

“Non è solo una risposta a preoccupazioni politiche o economiche, ma soprattutto una risposta al mandato divino di prendersi cura del dono della creazione, per servire e preservare la Terra come Dio comandò ad Adamo ed Eva nel Libro della Genesi”, ha detto Bartolomeo.

“Purtroppo – ha aggiunto – molti politici e le aziende sono ancora riluttanti a perseguire politiche e pratiche per fermare il problema. Proprio per questo abbiamo bisogno che le università e le scuole mostrino i semi necessari per motivare la risposta adeguata e la necessaria trasformazione. L’educazione, a tutti i suoi livelli, è un potente veicolo per affrontare la mancanza di progresso nelle nostre comunità e anche nelle nostre Chiese”.

La lettera integrale di Papa Francesco

Pubblichiamo di seguito la Lettera di istituzione del ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa Comune e tutela del Creato”, e della Cattedra UNESCO “On Futures of Education for Sustainability” che il Santo Padre Francesco consegna all’Em.mo Card. Angelo De Donatis, Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense.

Chiamata ad educare alla responsabilità verso i doni della creazione, la Chiesa realizza il suo impegno anche nel formare al vero significato di ogni azione volta a custodire, proteggere e garantire la vita sulla terra e della terra, ben cosciente che si tratta di obbligo a cui tutti sono chiamati, nei differenti ruoli e compiti esercitati. Credenti e non credenti, abbiamo il dovere di garantire non solo un’astratta sostenibilità o di proclamare il bene delle future generazioni, ma di predisporre gli strumenti per salvaguardare i diversi ecosistemi e le loro componenti, sapendo che non ci è dato di disporne senza misura. A richiederlo, poi, sono le gravi ripercussioni che la mancata coscienza ecologica provoca non solo all’ambiente, ma alle relazioni umane e alla vita sociale, alimentando quella cultura dello scarto che significa anzitutto esclusione, povertà, disuguaglianze, spostamenti forzati di popolazioni, mancata soddisfazione dei bisogni primari.

Quotidianamente l’intera famiglia umana constata che la cura del creato si lega ai progressi delle scienze, al rapporto tra culture differenti, ai processi di costruzione della pace e della cooperazione, come pure impone di rileggere i principi cardine del vivere sociale. Di fronte al degrado che minaccia il pianeta, espressioni come libertà, giustizia, rispetto reciproco, solidarietà, equità, bene comune, sono privati di ogni significato e usati per “giustificare qualsiasi azione” (Fratelli tutti, 14). Ecco perché educare e formare rimangono le strade da percorrere per passare dall’impegno per l’ambiente ad una corretta responsabilità ecologica. 2. Nella Chiesa cattolica l’attenzione alla tutela del creato trova le radici nel patrimonio di riflessioni, idee e strumenti per l’agire contenuti nella sua dottrina sociale. È quanto ben sintetizzano principi quali la destinazione universale dei beni, l’utilizzo razionale delle risorse, la conversione ecologica, l’indivisibilità del libro della natura, insieme ad alcuni indicatori operativi essenziali come l’ecologia integrale, l’ascolto della natura, la prevenzione del danno all’ambiente, la stabilizzazione del clima, la conservazione delle biodiversità, delle acque e dei terreni. Non possiamo però dimenticare che è grazie al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli se tra i cristiani è maturata la preoccupazione per la questione ecologica, per preservare i doni della creazione, del patrimonio naturale, anche con numerose iniziative per sensibilizzare ed esortare i credenti e le altre comunità religiose al rispetto dell’ambiente. Una riflessione che di fronte all’estinzione delle specie, alla distruzione della diversità biologica, ai cambiamenti climatici causati dalla distruzione delle foreste, alla contaminazione delle acque, dell’aria e della vita, non ha esitato a dire: “questi sono peccati”.

Questo comune sentire ha contribuito approfondire il dialogo tra le nostre Chiese, orientandolo anche a cogliere la sapienza che si realizza nell’azione educativa e nel ruolo centrale dell’Universitas, luogo simbolo di quell’umanesimo integrale che necessita continuamente di essere rinnovato e arricchito attraverso l’intrecciarsi dei saperi, delle arti e delle scienze. Infatti, è necessario che la formazione universitaria sappia rispondere alle numerose sfide poste nel momento attuale all’umanità intera e alle comunità dei credenti, proponendo un coraggioso slancio culturale coerente e un progetto scientificamente valido. Elementi quanto mai necessari per fronteggiare la crisi ambientale sapendo che non bastano regole e strutture, né il solo entusiasmo e la spinta ideale, ma occorre una solida preparazione. 3. Per questo, ho pensato di inserire gli Studi in Ecologia e Ambiente nel sistema degli studi ecclesiastici tra le “altre scienze, in primo luogo delle scienze umane, che siano più strettamente connesse con le discipline teologiche o con l’opera di evangelizzazione” (Cost. ap. Veritatis gaudium, Art. 85, a) e, in unità con il Venerato Fratello, Bartolomeo I, di istituire nell’Università del Vescovo di Roma un Ciclo di studi in Ecologia e Ambiente. Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato. Un percorso di alta formazione nel quale le Sedi degli Apostoli Pietro e Andrea potranno operare in sinergia per proseguire, anche in questo ambito, la loro missione di annunciare la Buona Novella a tutte le genti.

Il Ciclo di studi (cfr PUL, Statuti, Art. 1 §4, e Ordinazioni, Art. 3 §1), che affido alla direzione del Rettore Magnifico, sarà strutturato con le risorse formative presenti nell’Università opportunamente integrate, in concorso con realtà accademiche collegate a vario titolo alle due Chiese. Si articolerà nei settori disciplinari della teologia, della filosofia, del diritto e di tutte le scienze dell’ambito economico, sociale, ecologico e ambientale, in una modalità capace di generare quella “unità del sapere nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti espressioni” (Cost. ap. Veritatis gaudium, Proemio, 4). L’Università conferirà, per autorità della Santa Sede, i gradi accademici previsti per i tre cicli della formazione universitaria (cfr Cost. ap. Veritatis gaudium, Art. 2 §1; Titolo VII), pure nella forma di titoli congiunti (joint degree), doppi titoli (double degree) e titoli equipollenti (equivalent degree). Altri titoli saranno definiti unitamente al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli o ad altre Chiese cristiane e comunità di credenti che vorranno congiungersi al nuovo percorso accademico.

Inoltre, proprio per favorire un “sistema aperto” di ricerca e di formazione, nel Ciclo di studi potrà operare una Cattedra UNESCO sul futuro dell’educazione alla sostenibilità quale strumento ispirato e collegato alle finalità dell’Organizzazione volte a sensibilizzare e favorire sul piano mondiale, anche un’educazione delle giovani generazioni alla responsabilità ecologica, alle garanzie ambientali e all’auspicata sostenibilità. 4. Sono certo, Signor Cardinale, dell’impegno di quanti, docenti, studenti e personale non docente, collaboreranno per garantire la solida preparazione di sacerdoti, consacrati e laici, sempre operando con umiltà, sobrietà e spirito di sacrificio, qualità essenziali per costruire, anche mediante lo studio e la ricerca, quell’amicizia sociale che è fondamento della fraternità. Di fronte agli attuali e futuri scenari, gli studi in Ecologia e Ambiente. Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato sono posti a beneficio delle strutture ecclesiali, delle forme di vita consacrata, delle associazioni e movimenti, e di tutti coloro che desiderano acquisire quella coscienza, conoscenza e competenza ecologica richieste per un impegno ispirato a un modello di essere umano, di vita, di società e di relazione con la natura giusto e sostenibile. Che Dio misericordioso inondi della Sua luce i nostri passi, perché il servizio e la preoccupazione per il pianeta siano sempre ispirati dalla gioia di sentirci custodi responsabili dell’opera di Dio Creatore.