L'appello ai cattolici a impegnarsi in politica

Il tempo delle chiacchiere è finito”. L’affermazione con cui il presidente della Cei cardinale Bassetti ha aperto la Settimana sociale dei cattolici che si è svolta a Cagliari deve rappresentare la stella polare del cammino intrapreso per rimettere il lavoro al centro della vita non solo ecclesiale ma anche politica dell’Italia. E’ la priorità assoluta, la principale emergenza da affrontare per non rendere effimera e inutile la timida ripresa che si affaccia all’orizzonte. Un concetto ripreso nel suo intervento anche dal vescovo di Ascoli Piceno, mons. D’Ercole, presidente della Commissione Cultura e Comunicazione della Cei: “Non è più tempo di belle parole e di sterili promesse. Qui si è avuta la percezione che il cambiamento è possibile perché non ci si è fermati a denunciare la crisi del lavoro né alle proposte puramente teoriche” ma sono state indicate “piste di cambiamenti non solo possibili ma addirittura necessari e anzi urgenti”.

Tre proposte all'Europa

Dopo i quattro suggerimenti consegnati al premier Gentiloni, ieri ne sono stati affidati altri tre altrettanto concreti e realizzabili al presidente dell’Europarlamento Tajani: armonizzazione fiscale ed eliminazione dei paradisi fiscali interni; investimenti infrastrutturali e investimenti produttivi e loro adeguamento nelle discipline di bilancio; integrazione nello Statuto della BCE del parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimenti per le scelte di politica economica.

L'intervento di Tajani

Dal canto suo il presidente dell’Europarlamento ha ricordato che “Siamo il faro nel mondo per la difesa dei diritti sociali e della democrazia. Non dobbiamo arretrare su questo fronte. Al contrario, l’Europa deve rafforzare la sua unità e i suoi strumenti per poter incidere maggiormente in un mondo globale con troppe poche regole” per contrastare “le sirene populiste e le loro ricette velleitarie”. Per fare questo l’Unione deve ritrovare la capacita di “ascoltare e capire l’angoscia e la paura di chi si sente minacciato dalla concorrenza del lavoro a basso costo, senza tutele, dalle imprese che operano in economie non di mercato, senza protezione sociale o diritti sindacali, in assenza di norme ambientali e di sicurezza o sulla salute, da chi invade i nostri mercati grazie a sussidi o vendite sottocosto. Per rispondere a queste sfide, serve un’Europa più forte”. Non a caso, insieme a terrorismo e immigrazione il problema che più preoccupa i cittadini europei secondo gli ultimi rilevamenti è la disoccupazione. E Tajani ha indicato i settori su cui scommettere: insieme alle occasioni offerte dallo sviluppo della tecnologia, “dobbiamo puntare su settori che resteranno ad alta intensità di manodopera. Penso al turismo, alle industrie culturali e creative, all’alta gamma e l’artigianato di eccellenza basati sull’abilità manuale”.

L'impegno dei cattolici in politica

Idee e proposte concrete che però per camminare hanno bisogno di “gambe”. Ecco perché ci sono altri due aspetti fondamentali, sottolineati ancora da mons. D’Ercole e da mons. Santoro, l’arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato organizzatore della Settimana di Cagliari.  “I cattolici – ha rilevato il vescovo di Ascoli – prendano coscienza di doversi impegnare facendo della questione sociale e in particolare del lavoro il luogo indispensabile della nuova evangelizzazione specialmente dopo l'enciclica 'Laudato si'' che ha posto a tema della responsabile riflessione dell'umanità la questione del rispetto del Creato e la proposta di una ecologia integrale”. Gli ha fatto eco nel suo intervento conclusivo mons. Santoro con una indicazione chiara: “In ogni diocesi potrebbe strutturarsi organicamente un gruppo di collegamento tra cattolici impegnati in politica stimolato ed animato dall’iniziativa degli Uffici e delle Commissioni per i problemi sociali, del lavoro giustizia, pace e custodia del creato, riprendendo le proposte di questa Settimana sociale. In tutte le diocesi appare necessario costituire e rinnovare l’impegno per la pastorale sociale intesa come fonte e mezzo di evangelizzazione. Qualora le diocesi non abbiano questi organismi, vanno costituiti anche grazie all’apporto di laici competenti ed impegnati con grande disponibilità secondo lo spirito del IV capitolo della Evangelii Gaudium. Questo coinvolgimento delle migliori energie positive dei nostri territori, questo muoversi del Popolo come soggetto aiuterà a far nascere nuove leadership che contribuiscano ad una rinnovata politica come presenza laicale nelle attività temporali in fedeltà alla attuazione dei principi costituzionali”.

Non è una nuova Dc

Dunque dalla Settimana sociale dedicata al “Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale” emerge la riproposizione di una nuova Dc? No di certo. Né è immaginabile un coinvolgimento più o meno diretto dei vescovi nel campo politico, che non gli compete. Si tratta, più semplicemente, di far comprendere ai cattolici che devono “sporcarsi le mani” in politica contribuendo con la propria iniziativa, passione e competenza alla crescita del bene comune. Un contributo di cui ha bisogno non solo la Chiesa ma l’Italia intera.