La straordinaria storia di Sidotti, l'ultimo missionario in Giappone

a storia di Giovanni Battista Sidotti può essere considerata il contraltare della vicenda umana di Giuseppe Chiara, il gesuita che in Giappone abiurò alla fede cattolica per sfuggire al martirio e che ha ispirato il film “Silence” di Martin Scorsese. L'abate siciliano, nato a Palermo nel 1668, morì di stenti nel tentativo di riaprire il Paese del Sol levante al mondo e al cristianesimo. Un libro della scrittrice nipponica Tomoko Furui racconta chi fu e quale fu l'importantissimo ruolo del missionario nella storia giapponese.

Lo sbarco in Giappone

Il libro si intitola appunto “L’ultimo missionario – La storia segreta di Giovanni Battista Sidotti in Giappone” ed è il racconto di una fede testimoniata e vissuta fino al martirio. Ha il merito di strappare all’oblio dei secoli una vicenda fondamentale per il Giappone ed è uscito grazie alle Edizioni Terra Santa il 12 ottobre. La scelta della data non è causale: proprio il 12 ottobre 1708 Sidotti sbarcò furtivamente nell'isola di Yakushima. Il Paese si trovava nel pieno del sakokuil regime imposto dallo shogunato che impediva ogni contatto con gli stranieri, soprattutto se missionari. Da circa un secolo il destino dei cristiani era segnato: abiurare oppure essere sottoposti a continue torture fino alla morte. Il goffo tentativo di Sidotti di travestirsi da samurai non ebbe successo: i suoi tratti somatici erano troppo diversi da quelli giapponesi. Così venne arrestato e imprigionato insieme a chi lo aveva accolto.

Il confronto con Hakuseki Arai

“Da quel momento i nomi di Sidotti e degli abitanti di Yakushima appaiono nei verbali del feudo” scrive l'autrice, nata a Osaka, laureata all’Università di Hokkaido, studi all’Università del Massachusetts (Usa), esperienza come giornalista a Boston e dal 1994 trasferitasi a Yakushima con il marito americano l'architetto William Brouwer, che ha realizzato con pietre locali l'arcata che avvolge il monumento dedicato a Sidotti realizzato su una lastra proveniente dall'Italia. “Significa che il loro destino era stato risucchiato in un grande vortice, tra questioni politiche, il confucianesimo e il cristianesimo, tra Oriente e Occidente”. La “svolta” nella storia di Sidotti, trasferito prima a Nagasaki e poi a Tokyo, ha il volto e il nome di Hakuseki Arai, studioso confuciano e consigliere dello shogun, che decide di interrogarlo di persona. Ne nasce un dialogo straordinario. La vita è risparmiata al missionario, senza che debba rinunciare alla sua fede, mentre Hakuseki, ispirato da quelle conversazioni, scrive importanti opere che gettano le basi della riapertura del Giappone al resto del mondo.

La morte del missionario

Sidotti muore comunque in isolamento nella Kirishitan Yashiki, la casa-prigione dei cristiani, dove la tortura era quotidiana. Nonostante la decisione di Hakuseki di non sottoporlo ai tormenti, nella solitaria vita a cui è destinato dalle leggi ferree in vigore il missionario converte i suoi carcerieri, una anziana coppia di sposi, e li battezza. Sa che così facendo firma la sua condanna a morte ma non può sottrarsi alla sua missione. Vengono gettati in tre buchi di dimensioni ridotte (quello di Sidotti misurava 140 centimetri per 180 ed era il più grande). Sottolinea Tomoko Furui: “Nel dipingere sulla parete della cella la croce con il proprio sangue, Sidotti, risoltosi alla morte dal momento in cui aveva amministrato loro il battesimo, desiderava lasciare un segno che testimoniasse di aver vissuto lì dentro nel dolore”. Il suo sacrificio non fu vano: “Concluse la propria esistenza a quarantasette anni. 'Signore, affido tutto a te'. Era notte inoltrata, il 27 novembre 1714. Si pensa che la morte sia avvenuta per deperimento, perché gli servirono sempre meno cibo. Erano passati sei anni da quando era sbarcato a Yakushima”. Nel luglio 2014 i suoi resti sono stati ritrovati, là dove era stata la sua prigione, e riconosciuti grazie al DNA. C’è un detto fra i missionari: “Bruciare le proprie navi… Non lasciare aperta una via di ritorno. In questa frase è contenuta la ferrea determinazione di dedicare la propria vita alla strada che si è scelta”.

Le presentazioni del libro

Furui ha lavorato sette anni alla raccolta di documentazione seguendo le indicazioni di padre Renzo Contarini, missionario italiano vissuto a lungo a Yakushima e morto nel 1998. La prima presentazione è avvenuta a Milano il giorno della pubblicazione. Giovedì 19 alle 19 ci sarà la seconda, sempre con la presenza dell'autrice, presso l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma. Il tour italiano di Tomoko Furui si concluderà a Palermo, terra natia di Sidotti, il 23 ottobre alle 19 presso il Cinema Teatro Gaudium.