LA GUERRA DI BUSH ALL’ENCICLICA

Ancora prima della pubblicazione, al netto delle anticipazioni autorizzate o meno, contro l’enciclica “Laudato si” di Papa Francesco si è già levato un fuoco di sbarramento. In particolare dagli Stati Uniti, allorché Jeb Bush, appena candidatosi alla Casa Bianca, ha affermato che il Pontefice non si deve occupare di ecologia.

“Non mi faccio dettare la politica economica dai miei vescovi, dai miei cardinali o dal mio Papa”, ha detto nel New Hempshire l’ex governatore repubblicano della Florida, convertitosi al cattolicesimo 25 anni fa- “La religione – ha detto – dovrebbe occuparsi del renderci persone migliori e meno di questioni che rientrano nell’ambito politico”. Secondo le anticipazioni dell’Espresso, nell’enciclica che si ispira al Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi e che si intitola “Laudato si”, il Papa dice che “l’uomo sta distruggendo la terra”. Secondo Jeb Bush è invece un’arroganza sostenere che sui cambiamenti climatici vi sia una scienza esatta”.

Il 70% dei cattolici americani crede al riscaldamento terrestre ma solo il 47% lo attribuisce a cause umane, secondo il centro di ricerca Pew. Questa visione dei cattolici è pressoché in linea con quella di tutti gli americani. Non è la prima volta tuttavia che un repubblicano prenda di mira il Papa. Lo scorso gennaio, quando il pontefice disse che non occorre procreare come conigli, venne contestato dall’ex senatore Rick Santorum, anche lui cattolico e in corsa per la Casa Bianca. “Alle volte è difficile ascoltare quello che dice il Papa”, sentenziò.

In ogni caso conto alla rovescia è terminato. Nell’udienza generale di ieri il Santo Padre ha ricordato che oggi renderà pubblica la sua seconda enciclica, intitolata “Laudato si'” e dedicata alla cura dell’ambiente, e ha invitato “tutti ad accogliere con animo aperto questo documento, che si pone nella linea della dottrina sociale della Chiesa”. “La ‘casa comune’ che è il creato si sta rovinando e ciò danneggia tutti, specialmente i più poveri”. La mia enciclica “è dunque un appello alla responsabilità in base al compito che Dio ha dato all’essere umano ‘creare e custodire il giardino’.

Quelle di Papa Francesco sono finora le uniche parole certe sull’importante documento che ha deciso di scrivere. Le possiamo leggere insieme a quanto ha detto domenica scorsa all’Angelus: “invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori. Questa enciclica è rivolta a tutti: preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ci ha affidato”.

Bergoglio cioè ci ha indicato alcuni temi certi del documento: il degrado ambientale danneggia a volte irreparabilmente la casa di tutti; istituzioni internazionali, Stati, persone, siamo tutti chiamati a custodire l’ambiente per le generazioni successive; è utile discuterne le tesi e proposte, ma indispensabile è mettere in campo azioni efficaci ad ogni livello sia contro il degrado che per il recupero; difendere l’ambiente è difendere i poveri, ed evitare che diventino scarti; servono soluzioni politiche giuste, condivise, efficaci a lungo termine, per questioni quali il surriscaldamento del pianeta, la tutela della biodiversità, un modello di sviluppo che abbia nella sobrietà la sua condizione e non un ostacolo. A queste note degli ultimi giorni, possiamo aggiungere quanto il Papa ha detto nella recentissima udienza alla Fao, sulla necessità di fare della sobrietà non un impedimento, ma la condizione dello sviluppo.

I relatori che la presenteranno, oggi alle 11 nell’aula del sinodo, sono: il “ministro della Giustizia” del Papa, card. Peter Turkson; l’arcivescovo di Pergamo Giovanni Zizoulas, uno dei massimi teologi ortodossi viventi, vicinissimo al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo; l’esperto mondiale di cambiamenti climatici Hans Joachim (noto come John) Schellnuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research; Carolyn Woo, presidente del Catholic Relief Services e già decano del Mendoza College of Business, University of Notre Dame, negli Stati Uniti. Scrivendo questa enciclica il Papa non vuole evidentemente lasciare la difesa dell’ambiente soltanto agli ecologisti, vuole assumere come compito del vescovo di Roma quello di custodire il creato, casa dell’umanità, spera di coinvolgere tutte le religioni – indipendentemente dalle visioni filosofiche che queste abbiano circa la posizione dell’uomo tra le altre creature – vuole mettere in pratica la teologia del santo di Assisi, della “armonia” tra tutti gli esseri viventi.

Da sottolineare che quest’anno a luglio ci sarà la conferenza di Addis Abeba sullo sviluppo, a settembre la assemblea generale dell’Onu sui nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, a dicembre la conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. L’enciclica dunque non può che rappresentare una sorta di road map.