“La culla è un simbolo di speranza non un oggetto da museo”

Nella culla vuota possiamo trovare “un simbolo di speranza,” perché verrà il Bambino, ma può essere anche “un oggetto da museo, vuota tutta la vita”. A noi la scelta. Papa Francesco commenta così, nel corso dell'omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica nella Casa Santa Marta, in Vaticano, le letture del giorno. La liturgia presenta l'annuncio della nascita di Sansone e di Giovanni Battista fatta dall’angelo a due donne sterili, o troppo avanti negli anni come nel caso di Elisabetta. Ed è proprio attorno al binomio fecondità-sterilità che ruota il discorso del Pontefice.

La fecondità nella Bibbia

All'epoca, la sterilità era considerata una vergogna, “una grazia e un dono di Dio la nascita di un figlio”. Nella Bibbia, dice Francesco, ci sono tante donne sterili “che desiderano ardentemente un figlio, oppure madri che piangono la perdita del figlio perché sono rimaste senza discendenza: Sara, Noemi, Anna, Elisabetta…”. Il Papa ricorda poi le parole che Dio rivolge all'uomo nella Genesi: “Riempite la terra, siate fecondi!”: è stato il primo comandamento che il Signore ha dato ai nostri padri. Poi sottolinea: “Dove c’è Dio, c’è fecondità”. Quindi prosegue: “Mi vengono un po’ alla mente, ma questo un po' en passant, alcuni Paesi che hanno scelto la via della sterilità e patiscono di quella malattia tanto brutta che è l’inverno demografico. Non fanno figli. Sono nazioni vuote di bambini e questa non è una benedizione”. Ma Bergoglio ne è sicuro: “Questa è una cosa di passaggio. La fecondità sempre è una benedizione di Dio”. Una fecondità che è sia materiale che spirituale, precisa il Pontefice: “Una persona può anche non sposarsi, come i sacerdoti e i consacrati, ma deve vivere dando vita agli altri. Guai a noi – sottolinea – se anche noi non siamo fecondi con le buone opere”.

Il diavolo vuole la sterilità

“La fecondità è un segno di Dio”, afferma il Pontefice, che ricorda come i profeti scelgano “simboli bellissimi”, come il deserto, per far comprendere ciò. “Che cosa c’è di più sterile di un deserto, eppure, loro dicono che anche il deserto fiorirà, l’aridità si riempirà di acqua”. Questa, prosegue, “è proprio la promessa di Dio, perchè Egli è fecondo”. Il diavolo, al contrario, vuole la sterilità. E Bergoglio mette in guardia: “Il demonio vuole che ognuno di noi non viva per dare vita, sia fisica sia spirituale, agli altri. Che viva per se stesso: l’egoismo, la superbia, la vanità. Ingrassare l’anima senza vivere per gli altri. Il diavolo è quello che fa crescere la zizzania dell’egoismo e non ci fa fecondi”.

Una grazia da chiedere

Avere figli “che ci chiudano gli occhi al momento della morte”, aggiunge Francesco, “è una grazia”. Racconta poi la storia di un anziano missionario della Patagonia che, novantenne, diceva che la sua vita era passata come un soffio, ma aveva tanti figli spirituali accanto a sé nell’ultima sua malattia. Infine, un riferimento al Natale: “Qui c’è una culla vuota, la possiamo guardare. Può essere simbolo di speranza perché verrà il Bambino, può essere un oggetto da museo, vuota tutta la vita. Il nostro cuore è una culla. Com’è il mio cuore? E’ vuoto, sempre vuoto, ma è aperto per ricevere continuamente vita e dare vita? Per ricevere ed essere fecondo? O sarà un cuore conservato come un oggetto da museo che mai è stato aperto alla vita e a dare la vita?”. E conclude: “Vi suggerisco, conclude Francesco, di guardare questa culla vuota e di dire: “Vieni Signore, riempi la culla, riempi il mio cuore e spingimi a dare vita, ad essere fecondo”.