“La Chiesa deve uscire a curare le ferite del mondo”

“Fa dolore al cuore quando davanti a una Chiesa e a un’umanità ferita” i cristiani fanno “bizantinismi filosofici, teologici, spirituali… La Chiesa sembra un ospedale da campo e la prima cosa è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo”. Sono le parole di Papa Francesco nell’udienza di questa mattina ai 500 partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari. Ricordando l’opera di Chiara Lubich il Santo Padre ha osservato che “il Movimento dei Focolari si trova oggi di fronte allo stesso compito che attende tutta la Chiesa: offrire, con responsabilità e creatività, il suo peculiare contributo a questa nuova stagione dell’evangelizzazione”.

“E in questo contesto – ha aggiunto – vorrei consegnare tre parole a voi che appartenete al Movimento dei Focolari e a coloro che, in vari modi, ne condividono lo spirito e gli ideali: contemplare, uscire, fare scuola”. Contemplare, ha detto, significa “vivere nella compagnia con i fratelli e le sorelle, spezzare con loro il Pane della comunione e della fraternità, varcare insieme la porta che ci introduce nel seno del Padre perché la contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno”. Uscire, invece, è “comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio”, con rispetto e gratuità “come ci insegna il Vangelo”, cercando sempre il dialogo, che non s’impara a “buon mercato” né si fa con “mezze misure”. Ha ribadito l’importanza della “spiritualità dell’uscire” dinanzi ad un mondo con tante “ferite morali, esistenziali, di guerra”.

Per formare uomini e donne nuovi, ha poi spiegato il successore di Pietro, “è necessaria una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù”, “l’Uomo nuovo a cui in ogni tempo i giovani possono guardare, di cui possono innamorarsi, la cui via possono seguire per far fronte alle sfide che ci stanno di fronte”. “Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni – ha sottolineato – è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità”. Ha infine ricordato un’espressione coniata da Chiara Lubich: “occorre formare ‘uomini-mondo’, uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo”.