La Chiesa chiede perdono

Dio di misericordia, tu non desideri la morte del peccatore, ma che si converta a te e viva. Confidiamo nel tuo amore e nella tua bontà e, ti chiediamo: donaci il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato e abbiamo bisogno di misericordia; riempici di pentimento sincero e donaci il perdono e la pace”. Così il Papa ha introdotto la liturgia penitenziale, tra i momenti conclusivi del summit in Vaticano sulla protezione dei minori della Chiesa.

Mea culpa

Francesco, dopo la testimonianza di una vittima, ha invitato tutti all'esame di coscienza sulla questione pedofilia: “Per tre giorni ci siamo parlati e abbiamo ascoltato le voci di vittime sopravvissute a crimini che minori e giovani hanno sofferto nella nostra Chiesa. Ci siamo chiesti l'un l'altro: 'come possiamo agire responsabilmente, quali passi dobbiamo ora intraprendere?' Per poter entrare nel futuro con rinnovato coraggio, dobbiamo dire, come il figlio prodigo: 'Padre, ho peccato'. Abbiamo bisogno di esaminare dove si rendono necessarie azioni concrete per le Chiese locali, per i membri delle Conferenze Episcopali, per noi stessi. Ciò richiede di guardare sinceramente alle situazioni creatasi nei nostri Paesi e alle nostre stesse azioni”.

Le domande

Un lettore poi ha scandito: “Quali abusi sono stati commessi contro minori e giovani dal clero e da altri membri della Chiesa nel mio Paese? Che cosa so delle persone che nella mia diocesi sono state abusate e violate da preti, diaconi e religiosi?. Come nel mio Paese la Chiesa si è comportata con quanti hanno subito violenze di potere, di coscienza e sessuali? Quali ostacoli abbiamo messo nel loro cammino? Li abbiamo ascoltati? Abbiamo cercato di aiutarli? Abbiamo cercato giustizia per loro? Sono stato all'altezza delle mie responsabilità personali?”. E ancora: “Nella Chiesa del mio Paese, come ci siamo comportati con vescovi, presbiteri, diaconi e religiosi accusati di violenze carnali? Come, nei riguardi di coloro i cui crimini sono stati appurati? Che cosa ho fatto di persona per impedire le ingiustizie e garantire la giustizia? Che cosa ho trascurato di fare?”. Altre domande: “Nei nostri Paesi, quale attenzione abbiamo prestato alle persone la cui fede è stata scossa, che hanno sofferto e sono state indirettamente ferite da questi terribili fatti? Esistono delle forme di aiuto per le famiglie e i parenti delle vittime? Abbiamo aiutato la gente delle parrocchie dove gli accusati e i colpevoli hanno agito? Mi sono impegnato ad accompagnare la sofferenza di queste persone?”. Infine: “Quali passi abbiamo intrapreso nei nostri Paesi per impedire nuove ingiustizie? Abbiamo operato per essere coerenti nel nostro modo di agire? Siamo stati coerenti? Nella mia diocesi, ho fatto il possibile per procurare giustizia e guarigione alle vittime e a quanti con esse hanno sofferto? Ho trascurato ciò che è importante?”.

Confessione

E' seguita la confessione delle colpe, inframmezzata dai “Kyrie, eleison” (Signore, pietà): “Signore Gesù Cristo, noi confessiamo di essere peccatori”. Poi “confessiamo che vescovi, presbiteri, diaconi e religiosi nella Chiesa hanno commesso violenze nei confronti di minori e di giovani e che non siamo riusciti a proteggere coloro che avevano maggiormente bisogno della nostra cura. Confessiamo che abbiamo protetto dei colpevoli e abbiamo ridotto al silenzio chi ha subito del male. Confessiamo che non abbiamo riconosciuto la sofferenza di molte vittime e non abbiamo offerto aiuto quand'era necessario. Confessiamo che spesso noi vescovi non siamo stati all'altezza delle nostre responsabilità“. Quindi la conclusione: “Chiediamo perdono per i nostri peccati” e “chiediamo la grazia di superare l'ingiustizia e di praticare la giustizia verso le persone affidate alle nostre cure”