La Chiesa accanto a chi soffre nell’Africa centrale

I vescovi del Burkina Faso e Niger: In Africa centrale “occorre affrontare la questione degli sfollati interni per evitare nuove tensioni”

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Sos Africa centrale. In Burkina Faso e Niger, più di mezzo milione di persone hanno lasciato le loro case. A causa dell’insicurezza associata agli attacchi terroristici. Sono continui gli attacchi dei gruppi terroristi. Che si richiamano o ad Al Qaida o all’Isis.Bomoanga jihadisti

Emergenza Africa centrale

La situazione della sicurezza rimane preoccupante in diverse zone dell’Africa centrale. Nonostante una “calma relativa”. Lo affermano i vescovi di Burkina Faso e Niger a Fides al termine dell’assemblea plenaria. I presuli sottolineano in particolare la questione non risolta degli sfollati interni. Un’emergenza che rischia di creare ulteriori tensioni. Considerato “il numero ancora elevato di sfollati interni. La cui convivenza con chi li ha accolti non è sempre agevole”. Nonostante le rassicurazioni dei governi, secondo l’episcopato, “la realtà sul campo mostra che le popolazioni hanno davvero bisogno di essere rassicurate. E di sentirsi protette dalle autorità competenti”.

Attacco in Burkina Faso

Negli ultimi giorni almeno 18 persone hanno perso la vita in distinti attacchi in Mali e in Burkina Faso. L’attacco in Burkina Faso è avvenuto, tra le città di Markoye e Tokabangou. Dove alcune persone hanno subito un’imboscata. Mentre si dirigevano a Dolbel, nel confinante Niger. Otto persone sono morte e nove sono rimaste ferite. Una delle quali è morta in seguito alle ferite riportate.

Campagna di sensibilizzazione

L’obiettivo è “consentire una più facile convivenza tra le popolazioni sfollate interne e quelle delle località ospitanti”. I vescovi raccomandano “un rafforzamento del dialogo in generale. E una campagna di sensibilizzazione sulla convivenza. Coinvolgendo diversi leader”. Occorre, inoltre, “lavorare per controllare la questione della stigmatizzazione. Soprattutto nelle zone insicure dove la ripresa delle attività avviene gradualmente”. Per fare questo i vescovi “invitano le popolazioni a una franca collaborazione con le forze di difesa e sicurezza“. E i fedeli a “continuare a pregare per la pace in Burkina Faso e Niger”. Tra le popolazioni stigmatizzate vi sono i pastori Peuls. Considerati come collusi con i gruppi jihadisti. Che imperversano in tutta la fascia saheliana.