IRAQ, MONS. JAJOU: “IL DIACONATO ESSENZIALE PER FAR VIVERE LA CHIESA IN MEDIO ORIENTE”

Il diaconato è una “missione nobile e dinamica perché si concentra sulla dignità umana” e, allo stesso tempo, è un mezzo efficace per “unire i cristiani, in special modo le persone in difficoltà e nel bisogno”. E’ quanto ha affermato monsignor Alnaufali Habib Jajou, arcivescovo di Bassora nel sud dell’Iraq, durante una sua partecipazione nei giorni scorsi ad un incontro a Beirut sul diaconato e per la sua importanza per la Chiesa in medio Oriente.

Nel suo intervento, il vescovo iracheno ha sottolineato – come riferito dall’agenzia Asianews – che la diaconia insegna “l’umiltà” e a condividere “la vita con gioia”; essa va oltre il soddisfacimento dei “bisogni materiali” e aiuta a “migliorare la personalità” del cristiano.

Il ruolo dei diaconi diventa essenziale in una realtà come quella dell’Iraq odierno e, più in generale, di tutto il Medio oriente dove i cristiani sono spesso oggetto di persecuzione, lottano “per la loro dignità e i loro diritti” a fronte di abusi e violenze in molti ambiti della vita quotidiana. La figura del diacono, aggiunge mons. Habib Jajou, gode di “rispetto” ed è “testimone della fede” in moti ambiti della società.

La Chiesa ha il compito di mantenere aperta “la porta della speranza” e la diaconia “è un elemento essenziale” e parte integrante “di questo programma”. A fronte delle violenze che alimentano le migrazioni, spiega l’arcivescovo di Bassora, “abbiamo il dovere di restare e di servire non solo la nostra, ma l’intera comunità” irakena, compresi gli altri gruppi etnici e religiosi. “La priorità – aggiunge – è servire gli sfollati e quanti hanno dovuto abbandonare le loro case [almeno 120mila persone dal giugno 2014] allorché Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] ha attaccato Mosul e la piana di Ninive”.