In Vaticano una rete globale contro la mafia e la corruzione

Nasce in Vaticano “una rete a livello internazionale” contro la mafia e la corruzione. Un’esigenza che ha origine dal Dibattito sulla corruzione svoltosi Oltretevere il 15 giugno scorso, da cui “è emersa la volontà di fare fronte comune contro le diverse forme di corruzione, crimine organizzato e mafia“. E così la Consulta sulla giustizia del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale costituirà una rete globale. “La Chiesa nel mondo è già una rete e per questo può e deve mettersi a servizio di tale intenzione con coraggio, decisione, trasparenza, spirito di collaborazione e creatività“, si legge nel documento finale del summit.

Non pie esortazioni ma gesti concreti

Il documento si sviluppa a partire dal “No alla corruzione”, quale intenzione di preghiera del mese di febbraio che Papa Francesco affidò al web in ricordo dell’omicidio del beato Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, “perché coloro che hanno un potere materiale, politico o spirituale non si lascino dominare dalla corruzione”. “La Consulta internazionale sulla giustizia del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale – viene spiegato nel testo – orienterà quindi, a partire da settembre, le proprie iniziative guardando a tale impegno del prossimo anno”. “La corruzione, prima di essere un atto è una condizione: di qui, la necessità della cultura, dell’educazione, dell’istruzione, dell’azione istituzionale, della partecipazione della cittadinanza“. Inoltre, si sottolinea nel documento, la Consulta “non si ridurrà a pie esortazioni, perché occorrono gesti concreti. L’impegno educativo esige, infatti, maestri credibili, anche nella Chiesa”. Per il Dicastero, nel riprendere i contenuti del Dibattito internazionale del 15 giugno svoltosi alla Casina Pio IV con numerosi esperti internazionali, “non è credibile chi cerca alleanze per privilegi, esenzioni, vie preferenziali o anche illecite. Noi tutti diverremo irrilevanti, dannosi e pericolosi se agiremo in questo modo. Non è credibile chi approfitta della sua posizione per raccomandare persone spesso non raccomandabili, sia sul piano del valore, sia sul piano dell’onestà”. Allora, “l’azione della Consulta sarà educativa e istruttiva, e si rivolgerà all’opinione pubblica e a molteplici istituzioni per generare una mentalità di libertà e giustizia, in vista del bene comune”. E questo “soprattutto lì dove, nel mondo, la corruzione è essa stessa sistema sociale dominante”.

Al lavoro sulla scomunica ai mafiosi

Nel frattempo, la stessa Consulta, prendendo le mosse dal Dibattito internazionale sulla corruzione svoltosi in Vaticano lo scorso 15 giugno, “approfondirà lo studio riguardo a una risposta globale – attraverso le Conferenze episcopali e le Chiese locali – sulla scomunica ai mafiosi e alle organizzazioni criminali affini e sulla prospettiva di scomunica per la corruzione“. Tuttavia, come si legge nel testo, “questo cammino non sarà semplice: la Chiesa è diffusa nel mondo e occorre porsi in ascolto di tutte le sue articolazioni per procedere nel dialogo anche con i non cristiani, in modo partecipato, trasparente ed efficace”. Il punto focale, come spiega il documento, “sarà sviluppare il nesso – oggi quasi disperso – tra giustizia e bellezza. Lo straordinario patrimonio storico, artistico e architettonico costituirà un formidabile elemento di supporto per l’azione educativa e sociale contro ogni forma di corruzione e di crimine organizzato”. Inoltre, il Dicastero, con una particolare attenzione alla democrazia e alla laicità, “elaborerà una proposta di pensiero politico che illumini l’azione nei confronti delle istituzioni affinché i trattati internazionali siano realmente applicati e le legislazioni siano uniformate per perseguire al meglio i tentacoli del crimine, che superano i confini degli Stati”. Infatti, uno degli obiettivi principali è “studiare il modo di applicare i principi delle convenzioni di Palermo e Merida”. Infine, da Oltretevere evidenziano che il compito di questa Consulta è “far risuonare il messaggio di giustizia e di pace di Papa Francesco. La corruzione, infatti, causa anche mancanza di pace, così la Consulta approfondirà anche il rapporto tra processi di pace e forme di corruzione”. Per tanto, “è necessario un movimento, un risveglio delle coscienze. Questa è la nostra primaria motivazione, che avvertiamo come un obbligo morale. Le leggi sono necessarie ma non bastano- si legge alla fine del testo -. I livelli di azione saranno tre: l’educazione, la cultura, la cittadinanza. Occorre muoversi con coraggio e graffiare le coscienze per passare dall’indifferenza alla percezione della gravità di tali fenomeni, per combatterli”.

Pennisi: “Auspico una scomunica internazionale”

Le decisioni prese dal Dicastero vaticano rispondono alla richiesta fatta da mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, formulata nei giorni in cui si commemorava la morte del giudice Borsellino. In quell’occasione, il presule affermò: “La distruzione della statua di Falcone e della stele di Livatino dimostrano che la mafia è ancora presente. Ma è un autogoal sensazionale, perché la mafia si dichiara debole compiendo gesti ignobili nei confronti della memoria di persone come il servo di Dio Rosario Livatino”. Per la mafia, aggiunse, “è una sconfitta”: “Come successe con padre Puglisi: pensavano di eliminare una voce scomoda, invece accrebbero la loro infamia e moltiplicarono le persone che magari prima erano indifferenti e poi schierarono contro la mafia”. In quell’occasione, il vescovo auspicò “una scomunica per tutte le mafie, non soltanto Italia ma a livello internazionale”.