Il serpente dell'ira

Un guerriero si presentò al Maestro Hakuin e gli chiese: “Esistono davvero paradiso e inferno?”. “Chi sei?” domandò Hakuin. “Sono un samurai“. “Tu?” commentò Hakuin. “Chi mai potrebbe volerti come guardia? Hai l’aspetto di un mentecatto”. Al guerriero montò una tale collera che mise la mano alla spada, ma Hakuin continuò: “Quindi hai una spada. Di certo sarà troppo smussata per riuscire a ferirmi”. Mentre il guerriero sguainava la spada, Hakuin osservò: “Qui si aprono le porte dell’inferno“. A queste parole il samurai comprese l’insegnamento, rimise la spada nel fodero e fece un inchino. “Qui si aprono le porte del paradiso” disse Hakuin. (storia zen)

Vomitare odio

L'ira è il peccato che “acceca” e non ci fa vedere la persona che abbiamo davanti ed in nome delle nostre “verità” le vomitiamo addosso tutto quello che pensiamo. Il “vomito” svuota la pancia, ma è acido che brucia e fa molto male agli altri. L'ira è scaricare la “passione violenta” su persone, cose e animali. Evagrio Pontico scrive che “il leone in gabbia scuote continuamente i cardini come il violento nella cella quando è assalito dal pensiero dell'ira”, ecco perché la Parola di Dio ci dice “non tramonti il sole sopra la vostra ira... Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (Ef 4,26-31).

Veleno in corpo

Il serpente dell'ira inietta in noi questi veleni che sono mortiferi per le relazioni umane: l'odio, la vendetta, il risentimento e il rancore (questa parola ha come etimologia “rancido”, cioè qualcosa che va a male, sgradevole e che puzza con il tempo). L'ira è un grande ostacolo al progresso spirituale, come scrive san Paolo della Croce che “un granello di ira fa crollare una montagna di santità”, perché ci fa perdere la prudenza, la gentilezza, il senso di giustizia, la pace del cuore e il raccoglimento interiore. C'è solo un'ira “giusta e santa” quella di Gesù davanti ai mercanti del tempio, dove “sgombera forzatamente” i cambiavalute, perché il tempio è casa di preghiera e non di commercio e interessi. Il grande Enzo Ferrari, fondatore della macchina Ferrari, diceva: “Non fare mai del bene se non sei preparato all'ingratitudine”.

Saggezza antica

Fare del bene gratuitamente, attirandosi alle volte ira e male gratuito è un segno di discernimento della volontà di Dio. Non dobbiamo prendere nessuna decisione, quando siamo “posseduti” dallo spirito dell’ira. Un consiglio saggio ci viene dall’Africa: Ecco il consiglio di un capo tribù del Madagascar: “Se hai litigato con tuo fratello e ti proponi di ucciderlo, prima siediti e fuma una pipa. Finita la prima pipa, ti accorgerai che la morte, tutto sommato, è una punizione ben grave per la colpa commessa, e ti proporrai di dargli soltanto una buona bastonata. Carica allora la seconda pipa, e fumala fino in fondo. Alla fine ti persuaderai che alcune parole energiche possono sostituire le botte. Bene! Carica allora la tua terza pipa; e quando avrai finito di fumarla, andrai da tuo fratello e lo abbraccerai.” La Scrittura c’insegna: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo” (Ef 4,26-27).

Consigli

Ecco alcuni consigli contro l'ira:

  • Fermarsi, fare tre respiri profondi, non agire d'impulso e d'istinto e riflettere bene prima di parlare e di agire. Bisogna aspettare prudentemente nel dire le cose al tempo opportuno.
  • Non perdere la pace del cuore che è un dono del Risorto e dello Spirito Santo.
  • Saper sdrammatizzare la situazione, cercando anche il lato “comico” della vicenda. (Beati coloro che ridono di se stessi non finiranno mai di divertirsi!)
  • Non fissarsi sul motivo dell'ira e distrarsi con degli hobby (musica, sport, teatro, cinema etc), passeggiate nella natura e lavori manuali.
  • Invocare l'aiuto potente di Dio per calmare le acque agitate della barca del nostro cuore.
  • Cercare di perdonare, come Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre, usando una pazienza infinita verso ciascuno di noi.