Il Santo Padre: “In Europa non è tempo di costruire trincee”

In Europa non bisogna costruire trincee e arroccarsi come a Caporetto, mietendo “innumerevoli vittime a fronte di risibile conquiste”. Lo ha detto il Papa davanti ai partecipanti al “Dialogo (Ri)Pensare l'Europa“, organizzato dalla Commissione degli episcopati europei Comece con il sostengo convinto della Segreteria di Stato vaticana.

Il Pontefice, nell'aula nuova del sinodo, è intervenuto alla fase conclusiva del Dialogo, subito prima aveva avuto un colloquio con il primo vicepresidente della Commissione europea, Franz Timmermans, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il primo vicepresidente del Parlamento europeo, signora Mairead McGuinness. Chiedendosi cosa i cristiani possano fare per ridare un'anima all'Europa, Bergoglio ha rivolto ai presenti uno dei suoi grandi discorsi europei, sulla linea di quelli pronunciati a Strasburgo, al conferimento del premio Carlo Magno, e in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma.

Nei giorni scorsi il “ministro degli Esteri” vaticano mons. Paul Gallagher aveva rimarcato che il Dialogo è una iniziativa desiderata dal Papa in senso propositivo, e il segretario di Stato Pietro Parolin aveva spiegato che Papa Francesco l'ha voluta in particolare dopo la Brexit e l'insorgere di spinte disgregative in Europa. Il Santo Padre ha dunque oggi descritto il suo sogno di una Europa che “dall'Atlantico agli Urali, dal Polo Nord al Mare Mediterraneo” non manchi la possibilità di essere “luogo di dialogo” e “agorà”. Una Europa in cui le persone non siano solo cifre, i migranti non siano solo quote, i lavoratori non siano solo indicatori economici.

Una Europa capace di “sussidiarietà” e “solidarietà”, quella parola che tante volte sembra si voglia cancellare dal dizionario”. Una Europa che superi “il nostro inverno demografico”, un Continente in cui politici e imprenditori creino politiche per il lavoro e lavoro, in cui i giovani non siano emarginati. Una Europa così, ha spiegato, ha necessariamente “una identità relazionale” ed è necessariamente “inclusiva“. Questa Europa dunque deve riscoprire il progetto dei padri fondatori, altri protagonisti del discorso di oggi, insieme con san Benedetto, il primo in Europa a considerare “la natura comune di ogni essere umano” e a Diogneto, che nella sua celebre lettera che ha animato l'impegno sociale di generazioni di cristiani afferma che “come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani“.

Ecco quindi che il Papa torna alla domanda iniziale, e risponde: i cristiani possono contribuire a ridare “dignità alla politica” e praticare la convivenza, a patto che l'Europa rinunci a quel “pensiero unico tanto diffuso nei consessi internazionali” che vuole togliere alle religioni un ruolo pubblico, mentre anche in Europa cristiani e musulmani convivono e possono dar vita a un progetto di pace. E' l'Europa stessa è nata come “un progetto di pace”, e anche i cristiani possono “essere anima dell'Europa“.