Il Rosario dei fanciulli dell'Unitalsi

Domani alle 17,30, presso la C.A.S.A. delle abilità “Giovanni Paolo II” a Locorotondo (BA), si terrà l'iniziativa “Il Rosario dei fanciulli” promossa dal gruppo locale dell'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). Questo speciale appuntamento, che ha come slogan “Dalla memoria del filo spinato alla nostra corona di rose a Maria, perché nel cuore dell'uomo non ci sia più cattiveria”, vuole essere un modo per ricordare con i più piccoli la Shoah.

Il progetto “Il Rosario dei fanciulli” avviato dai volontari dell'Associazione con i bambini della parrocchia San Giorgio Martire, ha come obiettivo quello di avvicinare per tutto l'Anno Litugico gli under 10 alla recita del Rosario. Con un appuntamento mensile, ai piccoli – accompagnati dalle famiglie – vengono illustrati i misteri del Rosario con diverse forme espressive attraverso le quali apprendono il senso e il significato di questa antica preghiera mariana, che viene recitata insieme ai coetanei “diversamente abili” ospiti della Casa delle abilità. Al termine della preghiera si terrà anche la proiezione del cortometraggio “La storia di Franco“. La visione del cartone animato sarà possibile grazie alle classi IV sez. A e B del III Circolo didattico “G. Mazzini” di Bari, che hanno vinto nel 2011 il concorso nazionale “I giovani ricordano la shoah” a cura del MIUR.

“È un modo – dichiarano i responsabili del gruppo Unitalsi di Locorotondo – per unire la memoria del filo spinato alla corona di rose a Maria, affinché nel cuore dell'uomo non ci sia più cattiveria. L'obiettivo di questa iniziativa è quello di sensibilizzare i più piccoli alle tematiche della tolleranza, dell'accoglienza e della fraternità nella Giornata della Memoria”. “Il Rosario dei fanciulli – aggiungono i responsabili – è un antidoto contro ogni forma di violenza e discriminazione. Il fatto poi che questa giornata venga proposta soprattutto ai bambini in un luogo così significativo come la C.A.S.A. delle abilità è un modo per non dimenticare che l'accettazione dell'altro è un tema sempre attuale che non bisogna mai stancarsi di trattare”.