Il ritratto di Papa Francesco in cinque episodi

Le definizioni a volte sono importanti più per quello che non dicono che per quello che dicono. In Papa Francesco, che oggi compie 83 anni, oltre la definizione c'è un'attrazione sempre viva, feconda come l'incontro personale con Dio che lo portò a lasciare il suo mestiere di perito chimico per abbracciare il sacerdozio. Un'attrazione assoluta, come i suoi gesti che scardinano le certezze di un mondo che pensa sempre di avere l'ultima parola. Prima di salire al soglio Pontificio, Bergoglio aveva sperimentato nella sua vita quel “Dio all'opera” nel proprio cuore e nel cuore delle persone. Per questo, ricordare oggi il suo compleanno non è solo un omaggio. È l'occasione per tracciare il volto di un figlio di Dio, che condivide la sua esistenza con Cristo sin dai tempi in cui ballava il tango e usciva con gli amici, ma non per questo ha disdegnato di verderne il Volto nel povero, nel saggio anziano, nel confessore indefesso, nel dimenticato. A dispetto della sua età anagrafica, Papa Francesco non smette di meravigliarsi davanti alle sorprese della Vita. Attraverso la voce di don Aldo Buonaiuto, della regista Tiziana Lupi e dello storico Alessandro AcciavattiInterris.it ha voluto ritrarlo attraverso cinque “virtù”: feritoie di una vita sempre in ascolto della voce di Dio.

La Croce strappata

La misericordia è fra le caratteristiche di Francesco, che vede in Dio il “Padre della Misericordia”. Misericordes sicut Pater è il motto che ha accompagnato l'Anno Santo da lui inaugurato nel dicembre 2015 e Miserando atque eligendo campeggia sul suo scudo episcopale con riferimento alla conversione di San Matteo nel Vangelo omonimo. In Papa Francesco, la misericordia divina è un mistero paterno, insondabile perché profondamente radicato in una relazione d'amore. Un episodio che contraddistingue questo suo aspetto è raccontato da don Aldo Buonaiuto, direttore di Interris.it e sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, che lo ascoltò dal Papa durante l'incontro con i parroci romani del 6 marzo 2014: “A Buenos Aires c'era un confessore famoso: questo era sacramentino. Quasi tutto il clero si confessava da lui” esordisce il Papa, riferendosi a padre José Ramón Aristi, il confessore a cui Francesco nell'aprile 1996 ha sottratto la piccola croce del rosario che da allora porta sempre con sé: “[Aristi] ha fatto il Provinciale nel suo ordine, il professore… ma sempre confessore, sempre – aveva continuato il Papa – E sempre aveva la coda, lì, nella chiesa del Santissimo Sacramento”. Quando il confessore morì aveva 97 anni ed era la vigilia di Pasqua del 1996. Allora vescovo ausiliare e vicario generale, Bergoglio si recò ad omaggiare la salma di Aristi: “Era una chiesa grande, molto grande, con una cripta bellissima. Sono sceso nella cripta e c’era la bara, solo due vecchiette lì che pregavano, ma nessun fiore. Io ho pensato: ma quest'uomo, che ha perdonato i peccati a tutto il clero di Buenos Aires, anche a me, nemmeno un fiore… Sono salito e sono andato in una fioreria e ho comprato fiori, rose… E sono tornato e ho incominciato a preparare bene la bara, con fiori… E ho guardato il rosario che avevo in mano… E subito mi è venuto in mente – quel ladro che tutti noi abbiamo dentro, no? -, e mentre sistemavo i fiori ho preso la croce del Rosario, e con un po' di forza l'ho staccata. E in quel momento l'ho guardato e ho detto: 'Dammi la metà della tua misericordia'” ha ricordato.

La passione per il dialetto

Papa Bergoglio è il primo Pontefice a non aver vissuto in Italia anni prima della sua elezione, sebbene i suoi nonni provenissero dall'Italia. La sua sensibilità per i migranti ha, dunque, una ragion d'essere proprio perché egli stesso si sente un migrante. Tiziana Lupi, autrice del film documentario Il Nostro Papa tratto dall'omonimo libro, svela un particolare: “Quando i suoi nonni e suo papà decisero di lasciare l'Italia per l'Argentina, acquistarono i biglietti per salire sul Transatlantico Principessa Mafalda ma, all'ultimo momento, ebbero problemi con la vendita dei beni e non riuscirono a prendere la nave. Questo salvò loro la vita – sottolinea l'autrice a Interris.it – perché in quel viaggio il Principessa Mafalda fece naufragio con centinaia di morti. Se suo papà fosse stato a bordo su quella nave, oggi non ci sarebbe Papa Francesco”. Il Papa non ha fatto mai mistero del suo profondo rapporto con la nonna Rosa, incarnazione personale di quella saggezza che oltrepassa le difficoltà della vita per scrutare l'orizzonte imperscrutabile tessuto dalla Provvidenza divina. Più volte, Papa Francesco ha ricordato le sue parole condensate nel lascito personale: “Che i miei nipoti a cui ho dato il meglio del mio cuore, abbiano una vita lunga e felice. Ma se un giorno il dolore, la malattia o la perdita di una persona cara dovessero riempirli di afflizione, ricordino sempre che un sospiro al Tabernacolo, dove è custodito il martire più grande e augusto, e uno sguardo a Maria ai piedi della croce possono far cadere una goccia di balsamo sulle ferite più profonde e dolorose”. Per Alessandro Acciavattistorico delle istituzioni, il legame di Bergoglio con la sua natura di migrante si realizza nella profonda padronanza, accanto alla lingua argentina, del dialetto piemontese. Lo ricorda Acciavatti stesso nel suo libro Oltretevere (Piemme): “Quando il Papa si recò al Quirinale per fare visita all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, s'intrattenne con la ministra degli Esteri di allora, che era piemontese, parlando in dialetto regionale. Lui vive in Italia dal 2013 – ricorda lo studioso – eppure la sua padronanza del dialetto risente della formazione familiare”. Lo stesso Santo Padre ricordò, durante la visita alla parrocchia romana del SS. Sacramento a Tor de' Schiavi, l'importanza del dialetto come autentico linguaggio familiare: “I grandi valori della vita – la fede – si trasmettono solo in dialetto', cioè nel linguaggio della famiglia. Sì, impareranno tante cose, ma quella fede che ti insegna la mamma e il papà o i nonni, quella saggezza di vita che tu impari da bambino e quella che si dà a casa, quella che ti farà forte, è quella 'in dialetto'. Se vivi il dialetto di casa. Sì, a scuola si imparano tante cose, cose buone, valori, ma quelli di base si imparano 'in dialetto', si trasmettono 'in dialetto'. È importante che si cerchi il modo di aiutare i genitori perché possano parlare con i figli”. 

Amante dell'arte

Papa Francesco è molto sensibile alle espressioni artistiche. Alla musica, per esempio, e non può sfuggire il singolare regalo che gli portò in dono la cancelliera Angela Merkel: un cofanetto di centosette cd con le registrazioni del direttore germanico Wilhelm Furtwängler, uno fra i più celebri compositori del Novecento. Ma non c'è solo la musica fra le passioni personali di Bergoglio. “Lui ama molto il cinema – sottolinea Tiziana Lupi -, perché i suoi genitori lo portavano a vedere i film neorealisti, come Roma città aperta, per il quale ha un'ammirazione infinita. Ma penso anche a film più recenti come Il pranzo di Babette, dove la gente era talmente chiusa che si era dimenticata di vivere”. Fra le altre cose, Lupi ha scritto insieme a Papa Francesco il libro La mia idea di arte, che traccia l'idea “bergogliana dell'arte”: uno strumento per contrastare la cultura dello scarto. Anche lì è sempre ricorrente l'attenzione agli ultimi, gli scartati” sottolinea l'autrice. In questo senso, si situa l'apertura della Cappella Sistina ai senzatetto e ai poveri: “Insieme abbiamo fatto un documentario tratto da questo libro-guida nei Musei Vaticani alla ricerca di quelle opere che corrispondono all'ideale di arte di Papa Francesco”. Fra gli autori preferiti dal Papa ci sono Chagall e Caravaggio, ma anche un autore contemporaneo come Alejandro Marmo, l'unico artista – argentino – che ha collocato due sue sculture nei Giardini Vaticani. Per Papa Francesco, l'arte è tale quando supera questa cultura dello scarto e Marmo, difatti, utilizza materiali scartati dando loro una nuova vita” conclude Lupi.

Il legame con Roma

Sebbene Papa Francesco non abbia vissuto a Roma prima della sua elezione – tranne brevi soggiorni – il suo legame con la Capitale è viscerale. Come sottolinea lo studioso Acciavatti, questo è evidente in una “liturgia” simbolica che il Pontefice attua prima e dopo un viaggio apostolico: l'omaggio alla Salus Populi Romani, la Madonna espressione della pietà popolare della città. “Questo – sottolinea l'autore – dice tanto della sua relazione con la città e con il popolo di Roma, perché in fondo il Pontefice è, innanzitutto, Vescovo di Roma”. Attento studioso, Acciavatti rileva un altro particolare che rafforza il legame fra Bergoglio e la città: “Durante la conferenza stampa nel viaggio di ritorno dalla visita apostolica in Romania, il Papa ha confessato che legge due giornali: “Il 'giornale del partito', cioè L'Osservatore Romano, […] E poi Il Messaggero, che mi piace, il Messaggero, perché ha dei titoli grossi: io lo sfoglio così, alcune volte mi fermo… E non sono entrato in queste notizie delle propagande, come ha fatto un partito la propaganda elettorale o un altro… Davvero”. L'8 dicembre 2018 il Papa ha anche visitato la sede del Messaggero, il quotidiano della Capitale, per i suoi 40 anni: “È noto che il Pontefice ha un ottimo rapporto con la giornalista Franca Giansoldati, che lo ha accolto in maniera calorosa davanti alla sede del giornale – sottolinea lo studioso -. Magari altri Papi, più interessati alla politica nazionale, avrebbero letto Il Corriere della Sera La Repubblica, per esempio. Bergoglio, invece, legge Il Messaggero“.

Voglia di normalità

Non mancano piccole confessioni del Papa relative al desiderio di mangiare una pizza, uscire, entrare a contatto con la gente. Il Pontefice definisce il pastore come “colui che ha addosso l'odore delle pecore” per cui spesso serba in sé il desiderio di uscire per mangiare una pizza, per esempio, che ora non può più fare. È, in fondo, quel desiderio di normalità che l'uomo incarna nelle diverse circostanze, consapevole che non esiste che la stra-ordinarietà del quotidiano. Come ricorda Lupi, il Papa è per esempio un tifoso della squadra San Lorenzo de Almagro: “Bergoglio è stato il giovane che andava a vedere le partite con il padre e con i fratelli e che ancora oggi ha la tessera del tifoso” sottolinea la regista. Anche in questo c'è del profetico: “Colpisce che quella stessa squadra che ha dato il via al calcio argentino, è stata fondata proprio da un sacerdote per togliere i ragazzi dalla strada”. In quanto Papa, Bergoglio non può muoversi come prima. Don Buonaiuto racconta l'aneddoto relativo all'acquisto di un paio di occhiali che il Papa fece raggiungendo personalmente il negozio nella a due passi da Piazza del Popolo, appena prima della chiusura. Nonostante avesse voluto tenere un profilo discreto, il Papa venne riconosciuto da una donna affacciata al balcone che fece subito notare la presenza del Pontefice.