Il Pontefice: “La gioia della Chiesa è uscire da se stessa per dare vita”

Nell’omelia odierna celebrata nella chiesa di Santa Marta, papa Francesco ha invitato tutti i fedeli ad “aprire le porte alla consolazione del Signore”. Prendendo spunto dalla prima lettura, un brano del profeta Isaia, il Santo Padre spiega come “il popolo bisogno di consolazione. La stessa presenza del Signore consola. Una consolazione che c’è anche nella tribolazione. E tuttavia, noi, al solito, fuggiamo dalla consolazione; abbiamo sfiducia; siamo più comodi nelle nostre cose, più comodi anche nelle nostre mancanze, nei nostri peccati. Questa è terra nostra. Quando viene lo Spirito e viene la consolazione ci porta ad un altro stato che noi non possiamo controllare: è proprio l’abbandono nella consolazione del Signore”. La consolazione più forte è quella della misericordia e del perdono, invita a non accontentarsi delle nostre piccole consolazioni a cui siamo abituati, e sprona tutti i fedeli a ripetere “lasciatevi consolare dal Signore!”.

La Chiesa deve essere una mamma, deve uscire dai suoi schemi, “non le serve avere un organigramma perfetto se poi è triste e chiusa, se non è madre”. “Quando la Chiesa non fa questo, quando la Chiesa si ferma in se stessa, si chiude in se stessa, forse si è ben organizzata, un organigramma perfetto, tutto a posto, tutto pulito, ma manca gioia, manca festa, manca pace, e così diventa una Chiesa sfiduciata, ansiosa, triste, una Chiesa che ha più di zitella che di madre, e questa Chiesa non serve, è una Chiesa da museo. – afferma Papa Francesco mentre spiega il Vangelo di Matteo – La gioia della Chiesa è partorire; la gioia della Chiesa è uscire da se stessa per dare vita; la gioia della Chiesa è andare a cercare quelle pecore che sono smarrite; la gioia della Chiesa è proprio quella tenerezza del pastore, la tenerezza della madre”. Il Pontefice ha inoltre sottolineato il legame tra il Vangelo di Matteo di oggi e il brano di Isaia, dove il Profeta descrive l’immagine del pastore che protegge le sue pecorelle.

A conclusione dell’omelia il Papa chiede al Signore la “grazia di lavorare, essere cristiani gioiosi nella fecondità della madre Chiesa e ci guardi dal cadere nell’atteggiamento di questi cristiani tristi, impazienti, sfiduciati, ansiosi, che hanno tutto perfetto nella Chiesa, ma non hanno ‘bambini’. Che il Signore ci consoli con la consolazione di una Chiesa madre che esce da se stessa e ci consoli con la consolazione della tenerezza di Gesù e la sua misericordia nel perdono dei nostri peccati”.