Il Pontefice: “I Magi esempio di chi non ha il cuore addormentato”

I Magi “riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore”. Nell’omelia della solennità dell’Epifania Papa Francesco ha descritto i Santi Magi come persone che “non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino” e per questo sono simbolo di chi crede. “La santa nostalgia di Dio scaturisce nel cuore credente perché sa che il Vangelo non è un avvenimento del passato ma del presente. La santa nostalgia di Dio ci permette di tenere gli occhi aperti davanti a tutti i tentativi di ridurre e di impoverire la vita. La santa nostalgia di Dio è la memoria credente che si ribella di fronte a tanti profeti di sventura. Questa nostalgia è quella che mantiene viva la speranza della comunità credente che, di settimana in settimana, implora dicendo: Vieni, Signore Gesù!”. E ha aggiunto: “La nostalgia di Dio ci tira fuori dai nostri recinti deterministici, quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di Dio è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno. La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca del futuro”.
Il Papa ha poi coniato un altro neologismo, “nostalgioso”: tale credente “spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il suo Signore. Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore; e non lo fa affatto con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante che non può ignorare gli occhi di colui per il quale la Buona Notizia è ancora un terreno da esplorare”. Tutto il contrario di quello che accade nella corte di Erode e in una Gerusalemme che “dormiva in combutta con Erode” sotto “l’anestesia di una coscienza cauterizzata”. Il S. Padre ha messo in guardia dallo “sconcerto di chi sta seduto sulla sua ricchezza senza riuscire a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare tutto e tutti. È lo sconcerto di chi è immerso nella cultura del vincere a tutti i costi; in quella cultura dove c’è spazio solo per i “vincitori” e a qualunque prezzo. Uno sconcerto che nasce dalla paura e dal timore davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita”. Pericoli che si ripetono anche oggi, nelle “corti” moderne: “Ci si può attendere che il re sia venerato, temuto e adulato, sì; ma non necessariamente amato – ha sottolineato il Pontefice – Questi sono gli schemi mondani, i piccoli idoli a cui rendiamo culto: il culto del potere, dell’apparenza e della superiorità. Idoli che promettono solo tristezza e schiavitù”. Nel palazzo di Erode i Magi non poterono vedere la stella, che conduceva all’amore di Dio, perché “ciò è possibile solamente sotto il segno della libertà e non della tirannia; scoprire che lo sguardo di questo Re sconosciuto – ma desiderato – non umilia, non schiavizza, non imprigiona. Scoprire che lo sguardo di Dio rialza, perdona, guarisce. Scoprire che Dio ha voluto nascere là dove non lo aspettavamo, dove forse non lo vogliamo. O dove tante volte lo neghiamo”. E se “Erode non può adorare perché non ha voluto né potuto cambiare il suo sguardo”, i Magi “poterono adorare – ha concluso il Papa – perché ebbero il coraggio di camminare e prostrandosi davanti al piccolo, prostrandosi davanti al povero, prostrandosi davanti all’indifeso, prostrandosi davanti all’insolito e sconosciuto Bambino di Betlemme scoprirono la Gloria di Dio”.
All’Angelus il Pontefice è tornato a parlare della luce della stella, confrontandola con altre luci: quelle “intermittenti, che vanno e vengono, come le piccole soddisfazioni della vita: anche se buone, non bastano, perché durano poco e non lasciano la pace che cerchiamo”. O quelle “abbaglianti della ribalta, dei soldi e del successo, che promettono tutto e subito: sono seducenti, ma con la loro forza accecano e fanno passare dai sogni di gloria al buio più fitto”. I Magi, al contrario, “invitano a seguire una luce stabile e gentile, che non tramonta, perché non è di questo mondo: viene dal cielo e splende nel cuore. Questa luce vera è la luce del Signore, o meglio, è il Signore. Egli è la nostra luce: una luce che non abbaglia, ma accompagna e dona una gioia unica. Questa luce è per tutti e chiama ciascuno”. Francesco ha invitato tutti, ogni giorno, ad accogliere questo invito: alzati, rivestiti di luce, segui oggi, tra le tante stelle cadenti del mondo, la stella luminosa di Gesù! Seguendola, avremo la gioia, come accadde ai Magi”. Il Papa ha aggiunto che per trovare la luce divina occorre seguire il loro esempio, essere sempre “in movimento”. Non basta la conoscenza, come quella degli scribi che sapevano dove sarebbe nato Gesù ma non si mossero: “La loro conoscenza è stata vana: non basta sapere che Dio è nato, se non si fa con Lui Natale nel cuore.”. E, a braccio, ha aggiunto: “Dio è nato, sì, ma è nato nel tuo cuore, nel mio cuore, nel nostro cuore? E così lo troveremo come i Magi, con Maria e Giuseppe nella stalla”. E riferendosi ai doni portati al Bambino, il Papa ha aggiunto, ancora a braccio: “Gesù stesso è il vero dono di Dio, è il Dio che ci si dona. In lui vedremo il volto misericordioso del Padre”. E alla fine Francesco ha annunciato “un piccolo dono, anche se mancano i cammelli… il libretto Icone di misericordia” per “ricordare questo volto”. Il piccolo opuscolo tascabile è stato distribuito in 50.000 copie da poveri, religiosi e volontari e vuole offrire alcuni spunti di riflessione e di preghiera sulla Misericordia infinita di Dio, alla luce del Giubileo da poco concluso. Al termine della distribuzione è stato offerto ai bisognosi, oltre 300, un tramezzino e una bevanda da parte di Papa Francesco, che ha concluso la preghiera mariana chiedendo “il dono di pregare per me”.
Intanto il portavoce della sala stampa vaticana Greg Burke ha reso noto che domenica 15 gennaio riprenderanno le visite pastorali del Papa nelle parrocchie della diocesi di Roma, sospese durante il Giubileo. Francesco nel pomeriggio si recherà a S. Maria a Setteville, comune di Guidonia, zona est della Capitale. Il Papa era già stato a Setteville il 16 marzo 2014 nella parrocchia di Santa Maria dell’Orazione. L’ultima visita a una parrocchia prima del Giubileo era avvenuta il 3 maggio 2015 nella chiesa Regina Pacis di Ostia.