Il Patriarca Raï al Presidente del Libano: “Popolo stremato, favorire il rapido reimpatrio dei profughi siriani”

Il Patriarca maronita libanese Béchara Boutros Raï ha rivolto un accorato appello al Presidente libanese Michel Aoun affinché si velocizzi il processo di reimpatrio dei 2 milioni di profughi siriani stanziati in Libano.

L’omelia del Patriarca Raï

Pur con tutta la nostra solidarietà nei confronti dei rifugiati, i libanesi si augurano che venga riconsiderato il processo per garantire loro un ritorno sicuro nel proprio Paese, mettendo da parte le diverse posizioni politiche che ostacolano le soluzioni desiderate”.

Il Patriarca si è rivolto direttamente al Presidente durante l’omelia pronunciata in occasione della festa di San Charbel, celebrata dal Primate della Chiesa maronita nel monastero di San Marone a Annaya, alla presenza oltre che del Capo di Stato del Libano, anche di sua moglie Nadia e del Nunzio apostolico, l’Arcivescovo Gabriele Caccia.

Rivolto ad Aoun, nell’omelia – riportata dall’agenzia Fides – il Patriarca ha espresso stima e incoraggiamento per le “buone intenzioni” perseguite dal Presidente, ma si è anche soffermato sulle preoccupazioni, le fatiche e le sofferenze dei libanesi, fatalmente aggravate dalla presenza sul territorio nazionale di “due milioni di rifugiati e sfollati che privano il popolo libanese dei suoi mezzi di sussistenza, lasciandolo in condizioni di povertà e di ristrettezza e spingendo le nuove generazioni ad emigrare”.

Nel Paese dei Cedri sta infatti crescendo la tensione circa la presenza dei rifugiati, soprattutto dopo le recenti operazioni di sicurezza fatte dalle forze amate libanesi in alcuni campi profughi come quello di Arsal, per neutralizzare alcuni militanti siriani anti-Assad armati. I blitz dell’esercito si sono conclusi con spari ed esplosioni che hanno provocato la morte di alcuni civili innocenti, inasprendo un clima già molto teso e moltiplicando le voci di chi chiede di facilitare con ogni mezzo il ritorno dei profughi siriani alla propria terra.

A conclusione dell’omelia, il Patriarca Rai ha anche rinnovato la sua denuncia contro la “corruzione dilagante nel Paese” e della “corsa settaria all’accaparramento delle cariche pubbliche”, denunciando una politica dei fatti compiuti che “va contro lo spirito della Costituzione, il Patto nazionale e il meccanismo per le nomine amministrative”.

San Charel, il “padre Pio” libanese

Charbel Makhluf, al secolo Youssef Antoun (Giuseppe Antonino) fu un monaco e presbitero libanese, proclamato santo da Paolo VI nel 1977. Cattolico, monaco dell’Ordine Antoniano Maronita (Baladiti), la sua fama è legata ai numerosi miracoli attribuitigli dopo la sua morte tanto che viene chiamato il “Padre Pio” del Libano per i suoi doni taumaturgici. E’ considerato il grande protettore del Libano.