Il Patriarca caldeo: l’accoglienza selettiva di Trump è “Una trappola per i cristiani”

La stretta immigratoria presentata dal neo presidente Usa Donald Trump, che apre una “corsia preferenziale” per l’ingresso di profughi cristiani negli Stati Uniti, mentre congela per tre mesi i visti di ingresso ai cittadini di 7 Paesi a maggioranza islamica (nello specifico: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen) crea scontento anche tra le minoranze cristiane del Medio e Vicino Oriente.

L’opzione della Casa Bianca rappresenta infatti “una trappola per i cristiani del Medio Oriente”. Lo sottolinea il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, Primate della Chiesa cattolica orientale a cui appartiene la stragrande maggioranza dei cristiani iracheni. “Ogni politica di accoglienza che discrimina i perseguitati e i sofferenti su base religiosa” spiega il Patriarca Louis Raphael “finisce per nuocere ai cristiani d’Oriente, perchè tra le altre cose fornisce argomenti a tutte le propagande e ai pregiudizi che attaccano le comunità cristiane autoctone del Medio Oriente come ‘corpi estranei’, gruppi sostenuti e difesi dalle potenze occidentali”.

“Queste scelte discriminanti” aggiunge il Primate della Chiesa caldea riportato dall’agenzia Fides (Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie) “creano e alimentano tensioni con i nostri concittadini musulmani. I sofferenti che chiedono aiuto non hanno bisogno di essere divisi in base a etichette religiose. E noi non vogliamo privilegi”. “Ce lo insegna il Vangelo, e ce lo ha mostrato anche Papa Francesco, che ha accolto a Roma rifugiati fuggiti dal Medio Oriente sia cristiani che musulmani, senza fare distinzioni”, ha denunciato il Patriarca.

Negli ultimi 15 mesi, circa 125mila cristiani nelle aree adiacenti a Mosul e la piana di Ninive sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa dell’espansione dello stato islamico. In un messaggio diffuso nei giorni scorsi dal Patriarcato, le prime ricognizioni nella zona di Mosul appena liberata dalla furia jihadista hanno mostrato i gravi danni riportati a Batnaya (la cittadina più devastata di tutte) e nelle città di Tesqopa e di Telkaif.