Il Papa: “Ognuno di noi può sbagliare come i carcerati”

“La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere. ‘Ma, Padre, no, è pericoloso questo, è gente cattiva’. Ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me!”. Lo ha affermato Papa Francesco durante l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro. Oggi il Santo Padre ha evidenziato un aspetto particolare dell’azione educativa di madre Chiesa, cioè come essa ci insegna le opere di misericordia. Il cristiano, secondo il vescovo di Roma, “necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo”. “La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole – ha sottolineato – servono ad illuminare il significato dei suoi gesti. La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo”.

A braccio ha riportato l’episodio di una madre che gli raccontava, “nell’altra diocesi”, come volesse insegnare ai suoi tre figli la condivisione con i bisognosi. Dinanzi ad un povero che un giorno bussò alla porta quella donna invitò ciascuno dei bambini a offrirgli metà del loro piatto contenente una bistecca con le patate fritte. “Questo – ha detto il Papa – è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto. ‘Ma, non mi avanza niente’ – ‘Ma, da’del tuo!’. Così ci insegna la madre Chiesa”. Tante persone, ha aggiunto, “ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o in una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata” oppure stando vicino a chi è in carcere.

“La misericordia – ha proseguito – supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società”. Ha ricordato l’esempio della beata Teresa di Calcutta che accoglieva chi era abbandonato e moriva da solo. Nonostante le dicessero che era una perdita di tempo lei portava a casa la “gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi”; lei li accudiva “perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace”, dava “l’arrivederci” aprendo loro “la porta del Cielo”.

Al termine dell’udienza il Papa ha rivolto un saluto alle persone di lingua araba, in particolare a quelle provenienti dalla Siria e dal Medio Oriente: “La Chiesa, sull’esempio del suo Maestro, è maestra di misericordia: affronta l’odio con l’amore; sconfigge la violenza con il perdono; risponde alle armi con la preghiera! Il Signore ricompensi la vostra fedeltà, vi infonda coraggio nella lotta contro le forze del maligno e apra gli occhi di coloro che sono accecati dal male, affinché presto vedano la luce della verità e si pentano degli errori commessi”. Infine ha salutato anche gli ufficiali e i marinai della Squadra Navale impegnati nell’operazione “Mare Nostrum”, ringraziandoli per “l’ammirevole opera in favore di tanti fratelli in cerca di speranza”.