Il Papa: “Occorre dire 'no' alla cultura del trucco”

Il Vangelo ricorda il senso di questa uscita continua che è la vita: andare incontro allo sposo”. E' su quanto si legge nel Vangelo di Matteo, nella parabola delle vergini che “uscirono incontro allo sposo”, che Papa Francesco ha incentrato la sua omelia durante la Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti durante l'anno. Il Santo Padre ha spiegato che “per tutti la vita è una chiamata continua ad uscire: dal grembo della madre, dalla casa dove si è nati, dall’infanzia alla gioventù e dalla gioventù all’età adulta, fino all’uscita da questo mondo. Anche per i ministri del Vangelo la vita è in continua uscita: dalla casa di famiglia a quella dove la Chiesa ci manda, da un servizio all’altro; siamo sempre di passaggio, fino al passaggio finale”.

L'essenziale è invisibile agli occhi

L'uscita continua, l'andare “incontro allo sposo”, ecco qual è la vera ragione per cui vivere: “Per quell’annuncio che nel Vangelo risuona nella notte e che potremo accogliere pienamente nel momento della morte”. E' l'incontro con Gesù, “sposo che 'ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei'” a dare “senso e orientamento alla vita. Non altro. E' il finale che illumina ciò che precede. E come la semina si giudica dal raccolto, così il cammino della vita si imposta a partire dalla meta”. Ecco perché la vita “è il tempo donatoci per crescere nell’amore. Vivere è una quotidiana preparazione alle nozze, un grande fidanzamento”. Edè per questo che è necessario chiederci se la nostra vita ricalca il modello di qualcuno che prepara l'incontro con lo sposo: “Nel ministero – ha spiegato ancora il Pontefice – dietro a tutti gli incontri, le attività da organizzare e le pratiche da trattare, non va scordato il filo che unisce tutta la trama: l’attesa dello sposo. Il centro non può che essere un cuore che ama il Signore. Solo così il corpo visibile del nostro ministero sarà sorretto da un’anima invisibile”. Non fossilizzarci sulle cose visibili, sulle dinamiche terrene, ma guardare oltre e cogliere il senso della nota frase di Saint-Exupéry: “L'essenziale è invisibile agli occhi… L’essenziale nella vita è ascoltare la voce dello sposo. Essa ci invita a intravedere ogni giorno il Signore che viene e a trasformare ogni attività in un preparativo per le nozze con Lui”.

L'olio della vita

Non contano perciò le lampade ma l'olio ivi custodito che consente loro di funzionare: “Di fronte al Signore – ha precisato Papa Francesco – non contano le apparenze, conta il cuore. Quello che il mondo cerca e ostenta – gli onori, la potenza, le apparenze, la gloria – passa, senza lasciare nulla. Prendere le distanze dalle apparenze mondane è indispensabile per prepararsi al cielo”. Tronando a quanto c'è di essenziale, “occorre dire no alla 'cultura del trucco', che insegna a curare le apparenze. Va invece purificato e custodito il cuore, l’interno dell’uomo, prezioso agli occhi di Dio; non l’esterno, che svanisce”. Non vistoso dunque ma essenziale, come l'olio che “esiste per farsi consumare. Solo bruciandosi illumina. Così la vita: diffonde luce solo se si consuma, se si spende nel servizio. Il segreto per vivere è vivere per servire. Il servizio è il biglietto da esibire all’ingresso delle nozze eterne”. E ancora, a quest'olio necessita “la preparazione”. In mancanza di essa prevale “la stoltezza delle vergini che restano fuori dalle nozze. Adesso è il tempo dei preparativi: nel momento presente, giorno dopo giorno, va alimentato l’amore… Se non si investe nell’amore – ha avvertito il Pontefice -, la vita si spegne. I chiamati alle nozze con Dio non possono adagiarsi in una vita sedentaria, piatta e orizzontale, che va avanti senza slancio, cercando piccole soddisfazioni e inseguendo riconoscimenti effimeri”.