Il Papa: “Non sempre sappiamo contemplare le fatiche del Signore”

E' relativamente facile per la nostra immaginazione, ossessionata dall’efficienza, contemplare ed entrare in comunione con l’attività del Signore, ma non sempre sappiamo o possiamo contemplare e accompagnare le 'fatiche del Signore', come se questa non fosse cosa di Dio. Il Signore si è affaticato, e in questa fatica trovano posto tante stanchezze dei nostri popoli e della nostra gente, delle nostre comunità e di tutti quelli che sono affaticati e oppressi”. E' quanto ha detto Papa Francesco nell'omelia durante la Messa con i sacerdoti, i consacrati e i movimenti nella cattedrale di Panama, durante la quale la chiesa è stata dedicata a Santa Maria la Antigua.

Prima della celebrazione il Pontefice ha ricevuto, nel palazzo della Nunziatura Apostolica, una delegazione di 40 giovani polacchi del veliero “Dar Mlodziezy”, (Regalo della Gioventù), in crociera intorno al mondo in occasione della Gmg di Panama e per il Centeneraio della riconquista dell'indipendenza della Polonia. Presente all'incontro il ministro polacco del Trasporto Marittimo, Marek Grobarczyk. La crociera, iniziata lo scorso maggio, ha coinvolto centinaia di giovani. Salutandoli il Pontefice li ha ringraziati per la bella iniziativa

Le fatiche del cammino

Durante l'omelia il Pontefice ha spiegato quali sono le cause che possono provocare fatiche nel cammino di ognuno di noi: “Dalle lunghe ore di lavoro che lasciano poco tempo per mangiare, riposare e stare in famiglia, fino a 'tossiche' condizioni lavorative e affettive che portano allo sfinimento e logorano il cuore; dalla semplice e quotidiana dedizione fino al peso rutinario di chi non trova il gusto, il riconoscimento o il sostegno per far fronte alle necessità di ogni giorno; dalle abituali e prevedibili situazioni complicate fino alle stressanti e angustianti ore di tensione. Tutta una gamma di pesi da sopportare. Sarebbe impossibile cercare di abbracciare tutte le situazioni che sgretolano la vita dei consacrati, ma in tutte sentiamo la necessità urgente di trovare un pozzo che possa placare e saziare la sete e la stanchezza del percorso. Tutte invocano, come un grido silenzioso, un pozzo da cui ripartire”.

La stanchezza della speranza

Papa Francesco, inoltre, ha parlato di “stanchezza della speranza“, spiegando che si tratta di una tentazione che sembra essersi installata nelle nostre comunità. “Una sottile specie di stanchezza che non ha niente a che vedere con quella del Signore. Quella stanchezza che nasce quando, come nel Vangelo, i raggi del sole cadono a piombo e rendono le ore insopportabili, e lo fanno con un’intensità tale da non permettere di avanzare o di guardare avanti. Come se tutto diventasse confuso. Non mi riferisco alla 'particolare fatica del cuore' di chi, 'a pezzi' per il lavoro, alla fine della giornata riesce a mostrare un sorriso sereno e grato; ma a quell’altra stanchezza, quella che nasce di fronte al futuro quando la realtà 'prende a schiaffi' e mette in dubbio le forze, le risorse e la praticabilità della missione in questo mondo che tanto cambia e mette in discussione – ha aggiunto -. La stanchezza della speranza nasce dal constatare una Chiesa ferita dal suo peccato e che molte volte non ha saputo ascoltare tante grida nelle quali si celava il grido del Maestro: 'Dio mio, perché mi hai abbandonato?'”. “La speranza stanca sarà guarita e godrà di quella 'particolare fatica del cuore' quando non temerà di ritornare al luogo del primo amore e riuscirà ad incontrare, nelle periferie e nelle sfide che oggi ci si presentano, lo stesso canto, lo stesso sguardo che suscitò il canto e lo sguardo dei nostri padri. Così eviteremo il rischio di partire da noi stessi e abbandoneremo la stancante autocommiserazione per incontrare gli occhi con cui Cristo oggi continua a cercarci, a chiamarci e a invitarci alla missione”.

La dedicazione della Cattedrale a Santa Maria la Antigua

Nel corso della celebrazione, il Pontefice ha dedicato la cattedrale a Santa Maria la Antigua. “Non mi sembra un avvenimento di poco conto che questa Cattedrale riapra le porte dopo un lungo tempo di restauro – ha detto Francesco -. Ha sperimentato il passare degli anni, come fedele testimone della storia di questo popolo, e con l’aiuto e il lavoro di molti ha voluto di nuovo regalare la sua bellezza. Più che una formale ricostruzione, che tenta sempre di ritornare a un originale passato, ha cercato di ritrovare la bellezza degli anni aprendosi a ospitare tutta la novità che il presente le poteva dare. Una Cattedrale spagnola, india e afroamericana diventa così Cattedrale panamense, di quelli di ieri, ma anche di quelli di oggi che l’hanno resa possibile. Non appartiene più solo al passato, ma è bellezza del presente. Oggi è nuovamente grembo che stimola a rinnovare e alimentare la speranza, a scoprire come la bellezza di ieri diventi base per costruire la bellezza di domani. Così agisce il Signore. Fratelli, non lasciamoci rubare la bellezza che abbiamo ereditato dai nostri padri! Essa sia la radice viva e feconda che ci aiuti a continuare a rendere bella e profetica la storia della salvezza in queste terre”.