Il Papa: “La calunnia è un cancro diabolico”

Servizio alla Parola e servizio alla Carità: sono le due parole al centro della catechesi sugli Atti degli Apostoli (6,8-10.15), tenuta da Papa Francesco questa mattina in piazza San Pietro al cospetto dei gruppi di pellegrini e fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Il tema della catechesi è “Stefano, 'pieno di Spirito Santo'”.


L'udienza tenuta da Papa Francesco in piazza San Pietro il 25/09/2019 – Video © Vatican Media

Il diacono

La soluzione trovata dagli Apostoli per ripristinare “l'equilibrio” è, ricorda il Papa “suddividere i vari compiti per una serena crescita dell'intero corpo ecclesiale e per evitare di trascurare sia la 'corsa' del Vangelo sia la cura dei membri più poveri“. L'attenzione per l'evangelizzazione, unita alla cura degli ultimi, è alla base della vocazione stessa della Chiesa. Da essa scaturiranno, come ricorda il brano degli Atti, “sette uomini di buona volontà, pieni di Spirito e di Sapienza”, deputati al servizio delle mense. A tal proposito, il Papa sottolinea: “Questa armonia tra servizio alla Parola e servizio alla carità rappresenta il lievito che fa crescere il corpo ecclesiale: infatti San Luca, subito dopo, registra che 'la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente'”. Parlando a braccio, il Pontefice richiama l'attenzione sul ruolo dei diaconi “che sono creati per il servizio, non per l'altare. Non sono sacerdoti di serie b“.

A imitazione di Cristo

I sette “diaconi” nati dopo un discernimento da parte dei discepoli, sono il volto della santità, ravvisabile – dice il Papa – “in modo particolare  [in] Stefano e Filippo“. La santità di Stefano, soprattutto, si rivela nella sua storia di martire. A causa della “calunnia o falsa testimonianza. Questo 'cancro diabolico', che nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza per infangare qualcuno”, Stefano è condotto in tribunale accusato ingiustamente, ma questi riesce a difendersi proclamando la novella della venuta di Cristo come base della sua missione e non si sottrae nello smascherare le reali intenzioni degli accusatori. “Dinanzi a questa sovrabbondanza del dono divino – dice il Papa -, Stefano denuncia l'ipocrisia con cui sono stati trattati i profeti e Cristo stesso”. La reazione violenta degli uditori lo condurrà, comunque, alla morte per lapidazione. Stefano, tuttavia, non urla, ma si affida a Cristo: “Non cerca scappatoie, non si appella a personalità che possano salvarlo, ma rimette la sua vita nelle mani del Signore –
'Signore Gesù, accogli il mio spirito' (At 7,59) – e muore da figlio di Dio perdonando: 'Signore, non imputare loro questo peccato' (At 7,60)”.

Identikit del martire

“Queste parole di Stefano – sottolinea il Santo Padre – ci insegnano che non sono i bei discorsi a rivelare la nostra identità di figli di Dio, ma solo l'abbandono della propria vita nelle mani del Padre e il perdono per chi ci offende”. Per questo, continua: “Stefano è il protomartire, l'alter Christus, cioè l’uomo che lo Spirito Santo rende simile a Gesù, libero dalla paura di perdere sé stesso e capace di testimoniare l’amore di Dio fino alla fine”. Ma il Papa ammonisce con saggezza: “I martiri non sono 'santini', ma uomini e donne in carne e ossa […] i veri vincitori, perché non si sono attaccati alla 'figura di questo mondo', ma hanno respirato l'ossigeno del Regno e l’hanno immesso nella storia”.