Il Papa incontra i rom: “Soffro per voi”

E'stato un incontro intenso quello di Papa Francesco con 500 persone appartenenti alle comunità rom e sinti, giunte in Vaticano per un incontro di preghiera con il Santo Padre. Un'ocasione per riportare alcune testimonianze, per mostrare al Pontefice costumi e tradizioni tipiche delle loro entie ma, soprattutto, per ascoltarsi. Un dettaglio non trascurabile in giorni di forti tensioni sociali nella periferia orientale della Capitale, dove i residenti del quartiere di Casal Bruciato stanno da giorni protestando contro l'assegnazione di un appartamento a una famiglia rom di 14 persone: “Una cosa che a me fa arrabbiare – ha detto il Santo Padre – è che si siamo abituati a parlare della gente con gli aggettivi… E questo distrugge, perché non lascia che emerga la persona. Questa è una persona, questa è un’altra persona, questa è un’altra persona. I bambini sono persone. Tutti”.

La dignità del lavoro

L'aggettivo, come ha detto il cardinale Bassetti, “è una delle cose che crea distanze tra la mente e il cuore”. E, secondo Papa Francesco, è questo il problema di oggi: “Se voi mi dite che è un problema politico, un problema sociale, che è un problema culturale, un problema di lingua: sono cose secondarie. Il problema è un problema di distanza tra la mente e il cuore… I veri cittadini di seconda classe – ha avvertito – sono quelli che scartano la gente: questi sono di seconda classe, perché non sanno abbracciare. Sempre con l’aggettivo buttano fuori, scartano, e vivono scartando, vivono con la scopa in mano buttando fuori gli altri, o con il chiacchiericcio o con altre cose”. E ha rivolto poi a tutti i presenti un monito utile affinché non si ceda il passo al pericolo della “debolezza del rancore”. Al contrario, c'è bisogno di “un cuore più grande, più largo ancora… E andare avanti con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità del lavoro, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera”. Il rancore, ha avvertito il Pontefice, “fa ammalare tutto: fa ammalare il cuore, la testa, tutto. Fa ammalare la famiglia, e non va bene, perché il rancore ti porta alla vendetta”. Ma la vendetta, ha spiegato, “io credo che non l’avete inventata voi. In Italia ci sono organizzazioni che sono maestre di vendetta. Voi mi capite bene, no? Un gruppo di gente che è capace di creare la vendetta, di vivere nell’omertà: questo è un gruppo di gente delinquente; non la gente che vuole lavorare”.

L'amore è la civiltà

L'invito di Papa Francesco è perciò ad andare avanti “con la dignità, con il lavoro… E quando si vedono le difficoltà, guardate in alto e troverete che lì ci stanno guardando. Ti guarda. C’è Uno che ti guarda prima, che ti vuole bene, Uno che ha dovuto vivere ai margini, da bambino, per salvare la vita, nascosto, profugo”. E, dopo aver assicurato le sue preghiera, il Santo Padre non ha nascosto il suo dolore per quanto accaduto: “Oggi ho letto qualcosa di brutto e soffro, perché questa non è civiltà, non è civiltà. L’amore è la civiltà, perciò avanti con l’amore”.

L'incontro con la famiglia di Casal Bruciato

Nel pomeriggio, Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano la famiglia rom di 14 persone contestata dai residenti di Casal Bruciato, nel quadrante est di Roma, dove si è stabilita in un appartamento loro assegnato: “Il Santo Padre – ha spiegato il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti – ha salutato, nella sacrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano, la famiglia rom del quartiere romano di Casal Bruciato, vittima, nei giorni scorsi, di minacce e insulti razzisti. Con questo gesto, il Papa ha voluto esprimere vicinanza e solidarietà a questa famiglia e la più netta condanna di ogni forma di odio e violenza”.