IL PAPA IN UNA PARROCCHIA DI OSTIA CONTRO “GLI AFFARI SPORCHI”

“Non dobbiamo avere la faccia della tristezza o della malinconia, abbiate un sorriso naturale, non un sorriso di cartone; siate persone solari e visto che nei momenti brutti la gioia se ne va dobbiamo imparare a soffrire con dignità, lo spirito ci consola e ci dà il coraggio di superare questi momenti brutti”. Lo ha detto Papa Francesco dinanzi agli scout della parrocchia Regina Pacis di Ostia dove si è recato in visita pastorale. Al suo arrivo ha incontrato le varie realtà pastorali della parrocchia e in particolare: gli ammalati e gli anziani nella palestra; i ragazzi e i giovani nel cortile esterno; gli sposi che hanno battezzato i bambini nel corso dell’anno, nel salone parrocchiale. Ha anche confessato alcuni penitenti. “Ringrazio il Signore – ha affermato – che in questa comunità siano curati gli anziani ed in malati; quando nella comunità anziani e malati non sono curati, manca qualcosa”.

“Vi ringrazio – ha continuato – per quello che fate per i poveri di Dio e vi chiedo pregate per me, sono un po’ anziano, un po’ malato, ma non tanto eh!?”. Subito prima di arrivare in parrocchia ha compiuto un fuori programma andando a trovare un gruppo di suore di Charles de Foucauld che vivono all’interno del lunapark “Lido”. Agli scout e alle famiglie della Regina Pacis ha spiegato che “a volte compiamo scelte sbagliate, come per esempio non fare i compiti o non andare a scuola: sarà divertente, ma non darà gioia. E un criterio per capire se la scelta è giusta è vedere se dà gioia”. Alle ore 18 il Santo Padre ha celebrato la Messa. Di seguito si riporta il testo integrale della sua omelia.

Una parola che Gesù ripete spesso, soprattutto durante l’Ultima Cena, è: “Rimanete in me”. Non staccatevi da me, rimanete in me. E proprio la vita cristiana è questo rimanere in Gesù. Questa è la vita cristiana: rimanere in Gesù. E Gesù, per spiegarci bene cosa vuol dire con questo, usa questa bella figura della vite: “Io sono la vite vera, voi i tralci”. E ogni tralcio che non è unito alla vite finisce per morire, non dà frutto; e poi è buttato fuori, per fare il fuoco. Servono tanto per questo, per fare il fuoco – sono molto, molto utili – ma non per dare frutto. Invece i tralci che sono uniti alla vite, ricevono dalla vite il succo di vita e così si sviluppano, crescono e danno i frutti. Semplice, semplice l’immagine.

Ma rimanere in Gesù significa essere unito a Lui per ricevere la vita da Lui, l’amore da Lui, lo Spirito Santo da Lui. E’ vero, tutti noi siamo peccatori, ma se noi rimaniamo in Gesù, come i tralci con la vite, il Signore viene, ci pota un po’, perché noi possiamo dare più frutto. Lui sempre ha cura di noi. Ma se noi ci stacchiamo da lì, non rimaniamo nel Signore: siamo cristiani a parole soltanto, ma non di vita; siamo cristiani, ma morti, perché non diamo frutto, come i tralci staccati dalla vite. Rimanere in Gesù vuol dire avere la voglia di ricevere la vita da Lui, anche il perdono, anche la potatura, ma riceverla da Lui. Rimanere in Gesù significa: cercare Gesù; pregare; la preghiera. Rimanere in Gesù significa accostarsi ai sacramenti: l’Eucaristia; la riconciliazione.

Rimanere in Gesù – e questo è il più difficile di tutti – significa fare quello che ha fatto Gesù, avere lo stesso atteggiamento di Gesù. Ma quando noi spelliamo gli altri per esempio, o quando noi chiacchieriamo, non rimaniamo in Gesù: Gesù mai lo ha fatto questo. Quando noi siamo bugiardi, non rimaniamo in Gesù: mai lo ha fatto. Quando noi truffiamo gli altri con questi affari sporchi che sono alla mano di tutti, siamo tralci morti, non rimaniamo in Gesù. Rimanere in Gesù è fare lo stesso che faceva Lui: fare il bene, aiutare gli altri, pregare il Padre, curare gli ammalati, aiutare i poveri, avere la gioia dello Spirito Santo. Una bella domanda per noi cristiani è questa: “Io rimango in Gesù o sono lontano da Gesù? Sono unito alla vite che mi dà vita o sono un tralcio morto, che è incapace di dare frutto, dare testimonianza?” E, anche, ci sono altri tralci, di cui Gesù non parla qui, ma ne parla da un’altra parte: quelli che si fanno vedere come discepoli di Gesù, ma fanno il contrario di un discepolo di Gesù, e sono i tralci ipocriti.

Forse vanno tutte le domeniche a Messa, forse fanno faccia di immaginetta, tutte pie, eh, ma poi vivono come se fossero pagani. E a questi Gesù, nel Vangelo, li chiama ipocriti. Gesù è buono, ci invita a rimanere in Lui. Lui ci dà la forza e se noi scivoliamo in peccati – ma tutti siamo peccatori – Lui ci perdona, perché Lui è misericordioso. Ma quello che Lui vuole sono queste due cose: che noi rimaniamo in Lui e che noi non siamo ipocriti. E con questo una vita cristiana va avanti. E cosa ci dà il Signore se rimaniamo in Lui? Lo abbiamo sentito: “Se rimanete in me, e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.

Ma, una forza nella preghiera “Chiedete quello che volete”, cioè la preghiera potente che Gesù fa quello che chiediamo. Ma se la nostra preghiera è debole – come “Eh sì è in Gesù, ma non è in Gesù…” – la preghiera non dà i suoi frutti, perché il tralcio non è unito alla vite. Ma se il tralcio è unito alla vite, cioè “se voi rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete, vi sarà fatto”. E questa è la preghiera onnipotente. Da dove viene questa onnipotenza della preghiera? Dal rimanere in Gesù; dall’essere unito a Gesù, come il tralcio alla vite. Che il Signore ci dia questa grazia.