Il Papa in Irlanda sfida le contestazioni

Si è aperto a Dublino il nono Incontro mondiale delle Famiglie che si concluderà con la messa a Phoenix Park. L'ex cattolicissima Irlanda si prepara ad accogliere Papa Francesco e lo fa  non senza polemiche. Il Paese è reduce dal referendum che ha introdotto ufficialmente l'aborto, determinando il cambiamento della costituzione nazionale e mandando un segnale sul  grado di secolarizzazione raggiunto dalla società. A dare il benvenuto al Santo Padre sarà un premier dichiaratamente omosessuale, Leo Varadkar, leader di un esecutivo fortemente progressista e che non ha fatto mistero di voler esprimere all'illustre ospite il proprio concetto di famiglia in base al quale sarebbe tale anche quella formata da genitori dello stesso sesso. Il  tema dell'omosessualità ha tenuto banco nelle fasi preparative dell'evento che raggiungerà il suo culmine domani: ha fatto discutere non poco l'intervista di mons. Brendan Lealhy, della diocesi di Limerick, al quotidiano inglese 'The Independent' nella quale aveva dichiarato che “le coppie gay devono essere accolte nell'Incontro Mondiale delle famiglie”. Non poche polemiche ha poi creato l'invito al gesuita James Martin, autore del discusso testo 'Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT', che sarà uno dei relatori nella kermesse di Dublino. Le polemiche relative alle dichiarazioni di mons. Lealhy e quelle suscitate dalla presenza di padre Martin hanno fatto sì che il tema omosessualità  prendesse il sopravvento nel modo in cui i media stanno raccontando lo svolgimento dell'evento irlandese. 

Le polemiche

Papa Francesco troverà un clima molto diverso da quello che accolse Giovanni Paolo II nel 1979. Dalla visita apostolica del santo polacco sono cambiate molte cose: lo scandalo sugli abusi commessi da sacerdoti, che ha avuto proprio nel Paese nordeuropeo uno degli epicentri, ha danneggiato l'autorevolezza della Chiesa cattolica in Irlanda. La popolazione, poi, non è più quella di 40 anni fa che faceva della propria identità religiosa uno dei tratti più distintivi. Di una difficile accoglienza che potrebbe attendere il Papa a Dublino hanno parlato nei mesi scorsi autorevoli fonti anglosassoni. L' 'Irish Mirror', ad esempio, ha raccontato della protesta di un gruppo di persone che ha completato la prenotazione di 700 biglietti per la messa finale a Phoenix Park con l'intenzione di cancellarla  e lasciare poi la platea vuota. Si tratta, secondo quanto riferisce l'autore dell'articolo,Cilian O'brien, di una forma di dissenso verso il presunto coinvolgimento della Chiesa cattolica nello scandalo abusi scoppiato nel 2011 in Irlanda. 

A minacciare proteste eclatanti, secondo quanto scrive il 'The Irish Times', non sono solo i gruppi che rimproverano alla Chiesa una parte di responsabilità nella vicenda dei preti pedofili. Patsy Mcguery, corrispondente del quotidiano, riporta infatti l'intenzione della 'Coalition of mother amd baby home survivors' di contestare la visita del Santo Padre. La Coalition è una delle associazioni formata da quei figli nati in segreto negli istituti religiosi da ragazze madri e “venduti” da suore a famiglie benestanti. Una realtà oscura diventata di dominio internazionale con il discusso film “Magdalene”. Quest'associazione, da quanto ricostruisce l''Irish Times', vorrebbe protestare durante la visita del Papa per denunciare il presunto silenzio delle autoritá cattoliche sulla questione delle adozioni illegali che li ha riguardati. 

C'è infine un altro tipo di contestazione, mossa da parte di chi, probabilmente, era caduto nella strumentale rappresentazione che alcuni media avevano fatto dell'appuntamento di Dublino. Il 'The Guardian', infatti, riferisce delle lamentele del 'The Global Network of Rainbow Catholics', organizzazione che si autoproclama 'rappresentante dei cattolici LGBT' e a cui è stata rifiutata dagli organizzatori la gestione di uno stand nel corso dell'evento. La decisione, secondo quanto riporta il giornale inglese, verrebbe sentita dal gruppo come una 'discriminazione'. La campagna in favore di un'equiparazione delle unioni tra persone dello stesso sesso con il matrimonio tra uomo e donna, l'unico riconosciuto come tale dalla Chiesa, ha reso piuttosto problematica la partecipazione di questa associazione alla manifestazione. Il malumore espresso dopo il rifiuto sembrerebbe essere la conseguenza inevitabile di un'aspettativa eccessiva ed impossibile da colmare, fomentata dalle false ricostruzioni prodotte da alcuni osservatori sulla nona edizione dell'Incontro mondiale.

Una posizione univoca

In realtà, l'obiettivo dichiarato dell'Incontro è quello di riflettere e far riflettere, come si legge nella presentazione sul sito ufficiale, sull'importanza del  matrimonio e della  famiglia come fondamenta della nostra vita, della società e della Chiesa. Lo slogan scelto per l'occasione, non a caso, recita: “Il Vangelo della famiglia, gioia per il mondo”. Non pare essere dunque in discussione un eventuale e fantomatico allargamento del concetto di famiglia secondo la Chiesa, come molti osservatori sembrerebbero aspettarsi dal World Meeting 2018. Papa Francesco è stato perentorio su questo, ribadendo anche recentemente quella che è la posizione di sempre: “La famiglia immagine di Dio, uomo donna, è una sola,” ha detto Bergoglio in un'udienza di giugno scorso. In passato il Santo Padre era stato altrettanto inequivocabile all'apertura dell'Anno Giudiziario del 2016: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”, aveva detto ai giudici della Rota Romana presenti, spegnendo le ambizioni di chi vorrebbe piegare l'insegnamento di Cristo ai propri obiettivi ideologici. L'orientamento con cui una parte della stampa mondiale sta volgendo il suo sguardo all'appuntamento di Dublino lascia supporre che ci sia ancora la volontà di sporcare con il fango della polemica politica l'abito bianco del Santo Padre. Appare necessario, da parte di chi ha la responsabilità di fare informazione, riportare il dibattito sulle  reali finalità dell'Incontro di Dublino: solo in questo modo, infatti, si fa un servizio alla verità ed anche alla Chiesa. 

I veri scopi dell'Incontro

L'evento di Dublino servirà per porsi nuovi interrogativi e cercare delle adeguate risposte ad essi nell'ambito di una r ealtà sociale in continuo movimento e che richiede di  mantenere saldi dei principi irrinunciabili. A questo sono chiamate le famiglie che parteciperanno all'appuntamento irlandese: riflettere sulla funzione educativa come chiave per superare le condizioni di disagio sociale, riconsiderare  il ruolo della donna al suo interno e nella società, valutare l' impatto delle nuove tecnologie nei rapporti umani, fare i conti con questioni mai così urgenti come la sostenibilità economica ed ambientale e interrogarsi sulle conseguenze che dissidi e rotture tra genitori possono avere sui figli. Temi concreti, che vengono percepiti come palpabili nella vita di tutti i giorni, ben  lontani dalle polemiche strumentali di provocatori sempre alla ricerca di vacuità con cui sfamare la bramosia del proprio ego. 

Il valore della testimonianza

Il titolo dell'appuntamento ricorda come una famiglia gioiosa possa rappresentare la 'pubblicità' più efficace di chi sceglie di vivere il Vangelo sulla propria pelle. Infatti, quei nuclei in grado di offrire una testimonianza gioiosa della propria adesione ai principi evangelici non solo vivranno meglio con sè stessi, ma riusciranno più facilmente nell'intento di convincere i propri vicini ad imitarli. Con la sola forza dell'esempio, senza alcuna costrizione o forzatura. Il meeting di Dublino sarà utile se riuscirà a fornire a queste famiglie gli elementi necessari per rendere più  valida, coerente e inattaccabile questa loro missione nella società odierna, senza il rischio di cadere nell'inadeguatezza, con la certezza di saper rispondere in maniera appropriata a sfide che soltanto fino a ieri erano sconosciute. La presenza di Papa Francesco, che più volte ha esortato la Chiesa a “capire i segni dei tempi” rimanendo però salda “nella fede in Gesù Cristo e nella verità del Vangelo”, può essere percepita ai partecipanti come uno stimolo a darsi da fare in questo senso, a non essere “tiepidi, comodi e starsene tranquilli senza rischi”. 

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco

Non bisogna dimenticare, poi, che quella irlandese sarà la nona edizione dell'Incontro mondiale delle Famiglie, non la prima. Nel periodo di avvicinamento all'evento di quest'anno, quindi, sarebbe stato più utile riscoprire la storia della kermesse e l'intento che spinse  San Giovanni Paolo II a istituirla nel 1994, anzichè far montare false illusioni di un impossibile adeguamento della Chiesa cattolica al pensiero dominante. Il Santo polacco aveva voluto queste giornate per ricordare al mondo l'importanza della famiglia nella società, dando prova dei benefici che comporta l'apertura del focolare domestico agli insegnamenti del Vangelo. Gli appuntamenti che si sono susseguiti ad oggi hanno dimostrato la centralità che il tema assume per la Chiesa nell'età contemporanea. Con un'espressione efficace, proprio San Giovanni Paolo II esortava a “tornare a considerare la  famiglia come il santuario della vita”. 

“La Tradizione è una realtà viva”

Questa nona edizione dell'incontro mondiale continuerà a perseguire questa finalità, indirizzando la comunità cattolica sulla strada di un aggiornamento sano, mettendo in atto ciò che sostiene Papa Francesco quando dice che “la Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al 'deposito della fede' come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una  vecchia coperta da proteggere contro i parassiti!”. Ma il Santo Padre, al tempo stesso, ci rammenta paternamente che la Chiesa non può discostarsi dal “sacro patrimonio delle verità ricevute dai padri”. Conoscere le sfide più insidiose della modernità è l'unica arma in nostro possesso per saperle riconoscere e reagire ad esse con successo. Spetta alla Chiesa, maestra di verità, indicare alla  famiglia, suo avamposto nella società, la strada migliore per poterlo fare e l'Incontro mondiale, per come fu concepito e per come si è svolto fino ad oggi, è uno dei mezzi con cui svolge questo compito.