Il Papa: “I migranti, simbolo di tutti gli scartati”

Un “Dio che scende”, il “Signore che si rivela”: è questa l'immagine centrale dell'omelia pronunciata da Papa Francesco in occasione dell'anniversario della visita di Lampedusa. Per renderla, il Pontefice sceglie la metafora della scala, che Giacobbe sognò nel deserto. Di fronte a questa “rivelazione”, Giacobbe assurge a emblema dell'uomo in tribolazione, dell'ultimo. La scelta di Dio nella rivelazione a uno dei Padri è, dunque, la manifestazione del Cielo nei piccoli tasselli che realizzano la storia della salvezza compiuta dal Cristo: “Giacobbe compie un atto di affidamento al Signore, che si traduce in un impegno di riconoscimento e adorazione, che segna un momento essenziale nella storia della salvezza. Chiede al Signore di proteggerlo nel difficile viaggio che dovrà proseguire e dice: 'Il Signore sarà il mio Dio'”. È, infatti, il viaggio la seconda parola evocata dal Pontefice: un percorso che oggi vediamo compiuto da un esercito di ultimi, “simbolo degli scartati della società globalizzata”. Oggi, come ricorda il Papa, gli ultimi s'intersecano alla società in cui viviamo, che spesso ha l'ultima parola nel decretare la loro posizione. Eppure, l'urlo di costoro è una parola volta alla liberazione: “Il Signore è riparo per i fedeli che lo invocano nella tribolazione. Del resto è proprio in questi frangenti che la nostra preghiera si fa più pura, quando ci accorgiamo che valgono poco le sicurezze che offre il mondo e non ci resta che Dio. Solo Dio spalanca il Cielo a chi vive in terra. Solo Dio salva”. In questo senso, l'anniversario della visita del Pontefice a Lampedusa diventa un'occasione di riflessione sugli ultimi, il cui grido, dai campi di un'accoglienza “troppo lunga per essere essere chiamata temporanea” ai gommoni in procinto di affondare, è una voce che arriva direttamente a Dio. Alla luce di questa simbologia, il deserto di Giacobbe diventa l'arida macroarea africana che i migranti sono costretti ad attraversare per approssimarsi alla costa; lo è anche il mare, spesso “tomba” per tanti di loro: “Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare” dice il Papa, riferendosi a quanto il senso stesso di periferia sia più vicino alla quotidianità di quanto si possa lontanamente immaginare: “persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti”. Per questo, il Pontefice auspica in un rinnovamento dell'impegno dei cristiani che sia consono allo spirito schiuso dalle Beatitudini: “I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quelli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo“. Alla luce di ciò che rappresenta la figura di Giacobbe, dunque, il Papa delega agli uomini di buona volontà la responsabilità di prendersi cura degli scartati, per realizzare “qualche bagliore di Cielo”. Nel ricordare tutti coloro che s'impegnano nell'accoglienza, il Papa ha ringraziato “per questo bellissimo segno di umanità, gratitudine e solidarietà“.

Contro la società dello scarto

Senza troppi giri di parole, Papa Francesco ha denunciato la considerazione che la società ha dei migranti, “che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Già nel recente messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2019, il Santo Padre ha denunciato il limite delle società avanzate, che “sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la 'globalizzazione dell’indifferenza'”. Tale contesto non ha nulla di prolifico, ma diviene terreno fertile per la nascita di scarti. I migranti, così come gli sfollati, gli anziani, diventano i volti dei nuovi ultimi. Ma al Papa non sembra premere tanto questo dato di realtà: la cosa più preoccupante è il declino morale  e la cultura dello scarto che ne scaturiscono, poiché dirette manifestazioni dell'azione umanaIl Pontefice aveva già dato un'ampia sferzata al lato oscuro della globalizzazione nell'enciclica Laudato sì da cui emerge che la cultura dello scarto mina i diritti essenziali dell'uomo e, dunque, la sua dignità.  

Responsabilità cristiana

Sul tema delle migrazioni, le parole del Papa risuonano forti e perentorie. Non è casuale, infatti, che il Pontefice, figlio di immigrati italiani in Argentina, abbia scelto, per il suo primo viaggio in Italia, proprio l'isola di Lampedusa. Anche in quell'occasione, il Santo Padre ha richiamato il concetto di responsabilità come profondamente connesso a quello dell'aiuto ai migranti. Per lui, lo scandalo maggiore è la mancanza di un atteggiamento fraterno, ancora più grave se avviene tra cristiani: “Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del buon samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo 'poverino', e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto” aveva detto il Pontefice alla moltitudine raccolta presso il Campo Sportivo “Arena”. Papa Francesco imputa tutto questo a una certa cultura del benessere che anestetizza e si alimenta di superficialità e indifferenza verso il prossimo. Proprio questo è da combattere. La Messa in occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa è stata, così, l'occasione per portare un messaggio di speranza e far sentire ai migranti, ultimi degli ultimi, che Gesù non li lascia soli, specialmente nella sofferenza.