Il Papa ai rosminiani: “La santità trasforma il mondo”

In occasione del Capitolo generale dell'Istituto della Carità, fondato nel 1828 dal Beato Antonio Rosmini, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i suoi membri nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.

La santità

Ai rosminiani, Papa Francesco ha ricordato che “La santità e l’esercizio delle virtù non sono riservate a pochi, e nemmeno a qualche momento particolare dell’esistenza”. Infatti, ha detto il Pontefice, “tutti possono viverle nella quotidiana fedeltà alla vocazione cristiana; i consacrati, in particolare, nella fedele adesione alla professione religiosa”. A tal proposito, il Santo Padre ha menzionato il Beato Rosmini: “La santità – ha ribadito il Papa – è la via della vera riforma della Chiesa, che, come ben vide Rosmini, trasforma il mondo nella misura in cui riforma sé stessa”.

L'esempio del Beato Rosmini

Papa Francesco ha sollecitato i rosminiani a non abbandonare la strada tracciata dal loro fondatore: “Il suo esempio – ha sostenuto il Pontefice – vi sproni a progredire nella fecondità del silenzio interiore e nell’eroismo del silenzio esteriore” perchè “questa è la strada che produce frutti di bene e di santità, la strada che hanno percorso i Santi e che la Chiesa indica ad ogni credente. È importante altresì mantenere quella 'santa indifferenza' che il vostro Fondatore attinse da Sant’Ignazio di Loyola: senza di essa non è possibile attuare un’autentica carità universale”.

Mani sempre tese

Il Santo Padre ha sottolineato l'importanza delle missioni create dall'Istituto nel mondo: “La vostra presenza apostolica si è irradiata in India, in Tanzania e Kenia, oltre che nell’area degli Stati Uniti d’America e dell’Europa: vi incoraggio ad essere uomini dalle mani sempre tese verso i sofferenti, per portare loro il soccorso della fede e della carità”. Una speciale menzione per i religiosi impegnati in Venezuela “chiamati a testimoniare prossimità spirituale e materiale alla popolazione così duramente provata”.

Strumenti di carità

Papa Francesco ha concluso il suo discorso ai rosminiani con un'esortazione “a proporre con costanza e lungimiranza il patrimonio spirituale e dottrinale (…) ereditato”. Uno sforzo che non deve fermarsi davanti alle “inevitabili difficoltà”: “Non vi scoraggino – ha detto il Papa – ma vi spingano a confidare sempre in Dio per continuare con gioia e speranza la missione che Lui vi ha affidato”. “Lo Spirito Santo – ha concluso il Pontefice – vi renda strumenti vivi della carità universale nella Chiesa e nel mondo, capaci di aiutare quanti incontrate nel vostro apostolato a rinnovare incessantemente la speranza, che 'non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato'”.