Il Papa ai Maristi: “Educare è espressione della bontà e della misericordia di Dio”

Educare è “espressione della bontà e della misericordia di Dio. Oggi la società ha bisogno di educatori appassionati, che svolgano il proprio compito con amore, facendo emergere le potenzialità che ha ogni ragazzo”. E’ questa l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto ai Fratelli Maristi in occasione del bicentenario della fondazione della Congregazione, e del prossimo Capitolo Generale, in programma in Colombia il prossimo settembre. In un messaggio indirizzato al superiore generale, Emili Turú Rofes, scritto in lingua spagnola e diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Pontefice ha sottolineato il carisma dell’educazione proprio dei Maristi, ricordando che il mondo di oggi “ha bisogno di testimoni credibili” per costruire una civiltà migliore.

Dedizione costante e sacrificio

Educare è “espressione della bontà e della misericordia di Dio”. Il Pontefice ha sottolineato dunque l’importanza dell’educazione dei giovani, il centro della vocazione dei Fratelli Maristi fin dalla nascita della Congregazione. Bergoglio ha poi rammentato le parole del Fondatore, Marcellino Champagnat:”L’educazione è per il bambino quello che la coltivazione è per la terra. Per quanto buono sia il terreno, se non lo si ara, non produce che rovi ed erbacce”. Compito dell’educatore, ha ricordato il Santo Padre, “è una dedizione costante che richiede sacrificio”. Quindi, ha soggiunto: “l’educazione è una questione di cuore e questo la rende differente e sublime”.

Nell’educazione si veda l’impronta di Dio

Nel messaggio, il Papa ha scritto: “Il religioso educatore deve coltivare se stesso”. Rivolgendosi ai Maristi, ha poi aggiunto: “Dovete essere coscienti che il terreno che lavorate e modellate è sacro, vedendo in esso l’amore e l’impronta di Dio”. Quindi, si è soffermato sul tema del discernimento, molto caro al Pontefice: “Discernere è riconoscere con obiettività e carità la situazione attuale, confrontandola con lo spirito fondazionale”. Ha poi incoraggiato i padri ad aprirsi “con speranza al futuro, camminando con spirito rinnovato”. La società di oggi, ha esortato, “ha bisogno di persone solide nei loro principi che diano testimonianza di quello in cui credono e così costruire un mondo migliore per tutti”.

L’educatore religioso segua l’esempio di Maria

Il Papa ha incoraggiato i Fratelli a lasciarsi guidare dalla Madonna, ricordando il loro motto “Tutto a Gesù per mezzo di Maria, tutto a Maria per Gesù”. E lo ha fatto ricordando le attitudini della Madre di Dio: umiltà, prontezza, servizio. Queste devono caratterizzare anche il “buon religioso educatore”. Così, ha concluso il Papa, “i giovani riconosceranno nel vostro modo di essere e di agire che c’è qualcosa di straordinario e capiranno che vale la pena non solo imparare questi valori, ma soprattutto interiorizzarli e imitarli”.

L’Udienza del Papa con il Superiore dei Maristi

Sul sito dei Maristi, è stata inoltre pubblicata una intervista a Fratel Emili Turú Rofes, che racconta la sua udienza con Papa Francesco, avvenuta il 10 aprile scorso, in Vaticano. Il Superiore Generale della Congregazione racconta che con il Papa si è parlato del carisma dei Maristi e del rischio che il clericalismo annulli la vocazione dei laici. Ancora, riferisce Fratel Emili Turú Rofes, il Papa ha ringraziato i Fratelli Maristi per l’impegno nell’educazione dei giovani. Quindi, ha espresso ammirazione per l’impegno dei Maristi in aree come l’Iraq e la Siria, dove sono particolarmente impegnati nell’educazione dei bambini e dei giovani che hanno dovuto lasciare la loro casa a causa della guerra.

La congregazione dei Fratelli Maristi

La Congregazione, fondata da Marcellin Champagnat, si dedica all’istruzione e all’educazione cristiana della gioventù; operano in scuole primarie e secondarie, in collegi e convitti studenteschi e negli orfanotrofi; svolgono il loro apostolato anche in terra di missione. Il loro è tradizionalmente costituito da una veste talare nera con facciole in tela bianca inamidata, con un cingolo di lana ai fianchi e un crocifisso in ottone incastonato d’ebano al collo. Oggi, l’uso della “divisa” è facoltativo. Presenti in tutto il mondo, hanno la loro sede generalizia a Roma. Al 31 dicembre 2005 la congregazione contava 4.262 fratelli in 751 case.