Il Papa ai giovani terremotati: “Le calamità feriscono ma il Signore ci aiuta”

L’occasione era rappresentata dall’arrivo, per il quinto anno consecutivo, del “Treno dei ragazzi” in Vaticano. E Papa Francesco l’ha colta al volo: memore del suo ruolo di educatore da giovane gesuita, si è calato nei panni dell’intervistatore per ascoltare le risposte di 400 ragazzi provenienti dalle aree terremotate del Centro Italia.  “Quando si lavora insieme per lo stesso scopo le cose vanno meglio”: così il S. Padre ha sintetizzato le risposte. Nell’Aula Paolo VI sono giunti, grazie all’accordo tra le Ferrovie dello Stato e il Pontificio Consiglio della cultura, scolari e studenti provenienti da Norcia, Cascia, Amatrice, Arquata, Acquasanta e Accumoli. I ragazzi hanno viaggiato a bordo di un Frecciarossa Mille, “il treno – ha spiegato al Papa il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura – più potente e veloce delle Ferrovie italiane”.

Il Papa si è autoattribuito nell’occasione il ruolo di intevistatore: “Mi dicono che devo parlare ma a me piace ascoltare” ha esordito. La prima bambina gli ha detto che desiderava andare al ristorante perché aveva fame e il Pontefice ha replicato: “E’ un modo di dire al Papa non la faccia lunga… sei brava!”. Francesco ha chiesto ai diversi ragazzi saliti con lui sul palco dell’Aula Nervi di raccontare la loro esperienza dal terremoto in avanti. “Mia sorella e mia nonna sono uscite. Adesso stanno ristrutturando la casa perché la devono riparare
Dopo il terremoto molti problemi. Prima una tenda e poi una struttura in legno. Ci farebbe piacere che tu venissi”, ha detto una bambina di Cascia. “E’ stato un grande spavento, non sapevo se i miei amici erano vivi. Fortunatamente si sono salvati tutti. La scuola poi era inagibile e così poi ce l’hanno ricostruita” ha raccontato invece una ragazza di Acquasanta. “Tutti hanno lavorato per ricostruirla?” ha chiesto il Papa. Per poi aggiungere: “Nessuno di voi ha perso l’anno. Questo è buono. Quello che avete vissuto – ha poi commentato – è una calamità: le calamità feriscono l’anima ma il Signore ci aiuta a riprenderci. Ringraziamo la Madonna per le cose buone che ci ha dato in questa calamità”.

“Una carezza alla generazione più importante, quella dei bambini, destinati a rappresentare il futuro delle terre colpite dal sisma” ha detto mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, commentando al Sir l’iniziativa del “Treno dei bambini”. “Il terremoto – sottolinea il vescovo – è una questione aperta. E’ importante che non venga mai meno la solidarietà come quella delle prime ore, che aiuta a far crescere la vicinanza al processo di ricostruzione che non è esente da ritardi e incertezze e che ha bisogno di avere gli occhi puntati dell’opinione pubblica e della Chiesa per incoraggiare tutti a superare le difficoltà”. L’incontro con il Papa, ha aggiunto mons. Pompili, era “molto atteso dai bambini che già hanno avuto modo di conoscere il Pontefice durante la sua visita lo scorso 4 ottobre ad Amatrice. Le parole e i gesti del Papa sono rimasti impressi nella memoria di tutti. I bambini sono quelli che più di altri ci stimolano a riprendere la vita quotidiana e in questa fase possono rappresentare per tutti noi uno stimolo ad un impegno sempre maggiore. Così facendo ci indicano la direzione sulla quale bisogna muoversi. Il terremoto non deve essere una ferita inguaribile. La cicatrice resta ma spinge verso il futuro”.

In mattinata il Papa ha ricevuto in udienza anche i partecipanti all’Assemblea delle Pontificie Opere Missionarie, lanciando l’iniziativa di un Mese missionario straordinario che si terrà nell’ottobre 2019. “II Mese straordinario di preghiera e riflessione sulla missione come prima evangelizzazione servirà a questo rinnovamento della fede ecclesiale, affinché al suo cuore stia e operi sempre la Pasqua di Gesù Cristo, unico Salvatore, Signore e Sposo della sua Chiesa” ha detto il Pontefice. “La preparazione di questo tempo straordinario dedicato al primo annuncio del Vangelo ci aiuti – ha auspicato il Papa – ad essere sempre più Chiesa in missione, secondo le parole del Beato Paolo VI, nella sua Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, magna carta dell’impegno missionario post-conciliare”. “Desidero – ha poi aggiunto che la celebrazione dei 100 anni della Maximum illud, nel mese di ottobre 2019, sia un tempo propizio affinché la preghiera, la testimonianza di tanti santi e martiri della missione, la riflessione biblica e teologica, la catechesi e la carità missionaria contribuiscano ad evangelizzare anzitutto la Chiesa, così che essa, ritrovata la freschezza e l’ardore del primo amore per il Signore crocifisso e risorto, possa evangelizzare il mondo con credibilità ed efficacia evangelica”.