Il Papa a Cesena: “La buona politica è al servizio della collettività”

“Il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere” è “un servizio inestimabile al bene all’intera collettività”. Inizia dalla centralissima Piazza del Popolo di Cesena la visita pastorale di Papa Francesco in terra di Romagna. Una visita che si compie a 31 anni da quella di Papa Woityla, per festeggiare, insieme alla città, i 300 anni dalla nascita di Pio VI, Papa Braschi. Ad attenderlo, nel centro storico, migliaia di persone, scese in strada già dalle prime ore dell’alba. Calorosa l’accoglienza. Bergoglio, nel suo discorso di saluto alla cittadinanza, sottolinea come Cesena sia “una città ricca di civiltà e carica di storia, che tra i suoi figli illustri ha dato i natali anche a due Papi”. E dopo aver esaminato il concetto di “piazza”, passa ne analizza il significato e il messaggio più profondo: “lavorare tutti insieme per il bene comune. E’ questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile e integrale”. Da qui l’appello ad una “buna politica”, intesa come “servizio” alla comunità”.

La centralità della piazza

Da secoli questa piazza, esordisce il Papa, “costituisce il punto d’incontro dei cittadini”. E’ una piazza che “merita il suo nome: Piazza del Popolo, o semplicemente ‘la Piazza’, perché è del popolo”, ovvero uno “spazio pubblico in cui si prendono decisioni rilevanti per la città nel suo Palazzo Comunale e si avviano iniziative economiche e sociali”. Francesco lo definisce un luogo “emblematico, dove le aspirazioni dei singoli si confrontano con le esigenze, le aspettative e i sogni dell’intera cittadinanza”, e dove “i gruppi particolari prendono coscienza che i loro desideri vanno armonizzati con quelli della collettività”. E’ qui, fa notare il Pontefice, che “si impasta il bene comune di tutti, qui si lavora per il bene comune di tutti”. Ed è proprio questa armonizzazione, prosegue, a produrre “il bene comune”. La piazza insegna che “senza perseguire con costanza, impegno e intelligenza il bene comune, nemmeno i singoli potranno usufruire dei loro diritti e realizzare le loro più nobili aspirazioni, perché verrebbe meno lo spazio ordinato e civile in cui vivere e operare“. Qual è allora il messaggio di uno spazio così emblematico? “E’ essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune – aggiunge Bergoglio -. E’ questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile e integrale”.

La necessità della “buona politica”

Il Santo Padre fa quindi notare come questa piazza, richiami “la necessità della buona politica“, che non è “quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”. Non è né “serva” né padrona”, ma “amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali”. In altre parole, è la buona politica è quella che sa “armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza“. “Questo – prosegue – è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene all’intera collettività. E questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una nobile forma di carità”. Da qui l’invito, rivolto soprattutto ai giovani, “a prepararsi adeguatamente e impegnarsi personalmente in questo campo, assumendo fin dall’inizio la prospettiva del bene comune e respingendo ogni anche minima forma di corruzione”.

Il buon politico è un martire

La corruzione è il tarlo della vocazione politica, non lascia crescere la civiltà e il buon politico ha anche la propria croce quando vuole essere buono perché deve lasciare tante volte le sue idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle – aggiunge Papa Francesco a braccio -, accomunarle perché sia proprio il bene comune a portare avanti. In questo senso il buon politico sempre finisce per essere un martire al servizio della comunità perché lascia le proprie idee ma non le abbandona, le mette in discussione con tutti per andare verso il bene comune”. Poi, un altro appello, rivolto ai politici: “Vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato”. E rivolgendosi ai cittadini aggiunge: “Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione”.

Quando il politico sbaglia

E, scostandosi nuovamente dal testo scritto, a braccio aggiunge: “E quando il politico sbaglia che abbia la grandezza d’animo di dire: ‘Ho sbagliato, scusatemi, andiamo avanti così’. E questo è nobile, questo è nobile!”. Consapevole del fatto che “le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito”, il Santo Padre invita ogni membro della comunità ad approcciarsi alle sfide per raggiungere il bene comune con sano realismo: “La bacchetta magica non funziona in politica. Anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri”. E, ancora a braccio, dice: “Se il politico sbaglia è necessario dirglielo”, ma in modo costruttivo senza “balconare”, ovvero senza guardare “dal balcona la vita aspettando che lui fallisca, no! Questo non costruisce la civiltà”.

“Ascoltate la voce di giovani e anziani”

Poi prosegue: “Questa città, come tutta la Romagna, è stata tradizionalmente terra di accese passioni politiche. Vorrei dire a tutti: riscoprite anche per l’oggi il valore di questa dimensione essenziale della convivenza civile e date il vostro contributo, pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti“. E, ancora a braccio, aggiunge: “Ascoltate tutti, tutti hanno diritto di voce, ma specialmente ascoltate i giovani e gli anziani: i giovani perché hanno questa forza di portare avanti una cosa; e gli anziani perché hanno la saggezza della vita e hanno l’autorità di dire ai giovani, anche ai giovani politici: ‘Ma, guarda ragazzo, ragazza, su questo sbagli, prendi quell’altra strada, pensaci’. Questo rapporto fra anziani e giovani è un tesoro che noi dobbiamo ripristinare”. “Oggi è l’ora in politica del dialogo fra i giovani e gli anziani!“.

Al servizio delle famiglie e del prossimo

“La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica – conclude -. Occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di diritti–doveri e a renderli effettivi per tutti. Preghiamo il Signore perché susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri”. Il Papa, concluso il discorso, lascia la Piazza ed entra nella Cattedrale per l’incontro con i religiosi e il clero diocesano.