Il cardinale Bassetti si presenta: “Mi spinge più il cuore che la ragione”

Perfetta sintonia con Papa Francesco. Non è certo una scoperta ma sentir parlare il cardinale Bassetti nella sua prima conferenza stampa da presidente della Cei è la conferma ulteriore della completa identità di vedute tra i due. L’arcivescovo di Perugia si è presentato ai giornalisti nell’atrio dell’aula Paolo VI accompagnato dal portavoce della Conferenza episcopale, don Ivan Maffeis, che gli ha rivolto le prime domande al termine dell’assemblea generale dei vescovi italiani che lo ha eletto nella terna di candidati da cui lo ha scelto il Papa.

A cominciare da una richiesta di precisazione sul significato del termine “improvvisatore” usato dal cardinale nella sua prima breve dichiarazione dopo la nomina: “Per me – ha spiegato Bassetti – significa il contrario di calcolatore. Mi sento più spinto dall’istinto del cuore che da quello della ragione. Se vedo una necessità, mi butto. E’ anche una scelta evangelica, bisogna saper cogliere i segni dei tempi” perché “Dio non parla con rivelazioni dirette” per questo bisogna “capire e di conseguenza intervenire e agire. Non significa che faccia le cose senza pensare ma che le ragioni del cuore prevalgono su quelle dell’intelletto”.

Il porporato ha poi spiegato cosa intendesse con un’altra espressione, il “crepuscolo della vita“, raccontando che quando era vescovo di Massa-Piombino, dalle finestre vedeva “la Corsica innevata e splendidi tramonti”. Ma il tramonto “è il preludio di un nuovo giorno”. E ancora cosa ha provato dopo la nomina: “Confidavo nella mia giovane età – ha scherzato – mi era giunta qualche voce a cui non avevo dato peso. E invece il consenso è cresciuto e avevo l’impressione di essere Davide nell’armatura di Saul”, una sensazione di “sgomento”. Poi “ho visto l’affetto dei vescovi, quello altrettanto grande del S. Padre, che ho visto dopo la nomina e mi ha detto ‘Vai, vai, vai, inizia bene’. Insomma mi sono sentito incoraggiato dai miei fratelli e ho capito che insieme avremmo potuto fare ancora qualcosa di bello”.

Conversione pastorale

In linea il discorso consegnato dal Papa in cui Bassetti ha trovato “una chiara esposizione dell’Evangelii Gaudium”, il presidente della Cei ha sottolineato la necessità di una “conversione pastorale, un cambiamento di mentalità, di cuori e di mani che lo mettano in atto”. Bassetti ha messo in parallelo il paragone della Chiesa ospedale da campo usato dal Papa con quello usato da don Primo Mazzolari della Chiesa come “ambulanza: è lo stesso concetto”, espresso “60 anni fa, prima del Concilio. L’intuizione è la stessa”.

La politica

“Dialogo con tutti – ha detto il cardinale – ma distinzione tra la Politica con la P maiuscola, quella dei partiti che rispetto, e quella con la p minuscola che riguarda il bene comune. La Chiesa, e la Cei, vuole impegnarsi fino in fondo su questo secondo aspetto”.

I profughi

“E’ un discorso complesso. Il profugo va accolto. Comprendo che l’Italia fa parte di un contesto più ampio che è l’Europa e che da soli si è impotenti. Ma è un problema epocale, che durerà nel tempo e l’impegno della Chiesa è in quella direzione ma nelle regole. Per questo è molto bella l’iniziativa della Cei ‘liberi di partire, liberi di restare’. Abbiamo assistito a cose che i nostri occhi non avrebbero voluto vedere. Il Mediterraneo è una tomba… La gente però non deve essere costretta a partire, occorre creare le condizioni perché le persone possano restare a casa loro”.

Fine vita

Il card. Bassetti ha sottolineato che “stiamo mancando su un punto: non diamo alle persone l’assistenza, l’amicizia, la vicinanza e l’affetto di cui hanno bisogno. I malati terminali si sostengono col sorriso: finché una persona sente di essere un valore per l’altro, difficilmente pensa a togliersi la vita, che è sempre sbagliato. Poi ci sono gli aspetti legislativi che dovrebbero tenere più conto del parere del medico“.

Amoris laetitia

Il presidente della Cei, rispondendo a una domanda sui dubbi e l’atteggiamento dei vescovi di fronte all’esortazione, è stato categorico: “E’ un capolavoro, una sintesi della dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia. Ma c’è un passaggio che va capito: non si può fare l’omologazione secondo cui ogni situazione irregolare è peccato mortale. Occorre una verifica reale delle situazioni di quelle persone, di quelle coppie… Comunque non è un documento opinabile, è magistero. Leggete e capite”.

Family day e gender

Giovani e famiglia sono temi fondamentali – ha ribadito il porporato – I principi di etica cristiana sono chiari, sono evangelici. Poi la Chiesa entra in dialogo col mondo di oggi. A me non fa paura il dialogo, fa paura il pressappochismo di chi non ha un’identità chiara, non sa dove andare a parare. Bisogna essere saldi nei principi per potersi confrontare e correggere la posizione dell’altro. Il dialogo è fondamentale ma con i criteri giusti”. Poi ha aggiunto che “i giovani sono la prima preoccupazione: che nessuno gli rubi la speranza, sono tanti i lupi rapaci. Bisogna che siano coraggiosi, forti: fermiamo l’arca di Noè dei deboli! Non è vero che l’unione fa la forza, l’unione di tanti deboli fa una debolezza infinita. Bisogna creare le condizioni perché possano lavorare, un giovane senza lavoro, che si vede sbattere le porte in faccia diventa apatico e come potrà affrontare le sfide, farsi una famiglia? La mancanza di lavoro – ha concluso – toglie dignità”.

Foto Ansa