I vescovi contro la depenalizzazione dell'aborto

In Brasile si torna a parlare di depenalizzazione dell'aborto. Per agosto è attesa la decisione del Supremo Tribunale Federale che si dovrà esprimere sulla proposta, avanzata dal Partito socialista e della libertà (Psol), che richiede la legalizzazione della cessazione volontaria della gravidanza fino alla dodicesima settimana di gravidanza. I giudici dovranno decidere, così, se cancellare gli articoli 124 e 126 del Codice Penale che definiscono l'aborto 'un reato'.

La posizione dei vescovi

La Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) ha preso posizione contro questa prospettiva e lo ha fatto con una nota dal titolo “Aborto e democrazia” elaborata dalla Commissione per la vita e la famiglia. Nel documento si legge che “urge combattere le cause dell’aborto, attraverso l’implementazione di politiche pubbliche che aiutino le donne in modo efficace nel campo della salute, della sicurezza, dell’educazione sessuale, specialmente nelle zone più povere del Brasile”. La nota accusa poi il tentativo in atto di sovvertire le logiche della democrazia andando a cambiare una legge tramite il potere giudiziario. 

L'audizione

Nella giornata di ieri la Corte Suprema ha convocato un'audizione in cui sono state ascoltate 26 entità coinvolte nel dibattito sulla proposta legislativa. Tra di esse, ascoltata anche la Conferenza episcopale che ha fatto sentire le sue ragioni per bocca del vescovo di Rio Grande, monsignor Ricardo Hoepers e di padre José Eduardo de Oliveira. Durante l'audizione, il rappresentante dei presuli ha evocato le ragioni etiche e morali per il quale il Codice Penale non andrebbe modificato, sostenendo la difesa della vita sempre e comunque.

Le statistiche

Padre Oliveira ha contestato la depenalizzazione portando ad esempio alcuni dati statistici. La Conferenza episcopale brasiliana, infatti, contesta i numeri sul fenomeno diffusi da alcuni giornali nazionali e che, secondo i vescovi, sarebbero ripresi dalle agenzie pro aborto. Queste ultime, infatti, parlerebbero di più di un milione di aborti procurati l'anno quando in realtà il dato reale sarebbe vicino ai centomila casi. A questa contestazione, i vescovi hanno aggiunto un'osservazione con una nota di monsignor Sousa: se anche i numeri delle agenzie fossero veri, la depenalizzazione non sarebbe la soluzione. “Date le conseguenze psichiatriche traumatiche riconosciute dall'aborto – ha detto il presule – la grandezza di un numero come questo che aumenta di 10 o 20 volte la realtà del paese,  significherebbe l'esistenza di una realtà sociale così chiaramente disumanizzata e terrificante che non avrebbe senso indagare sulla legalizzazione dell'aborto, ma piuttosto su come dovremmo ricostruire positivamente il tessuto sociale.”