I vescovi “aprono” all'intercomunione

Dalla Conferenza episcopale tedesca arriva una decisione che rischia di creare ulteriori polemiche all'interno della Chiesa. L'assemblea plenaria che si è tenuta a Ingolstadt si è infatti occupata di vari argomenti, anche spinosi, come la trasparenza finanziaria e l'atteggiamento nei confronti dei migranti e delle politiche migratorie della Germania, ma la novità più rilevante è senza dubbio quella annunciata nel corso della conferenza conclusiva dal presidente della Dbk, il cardinale Marx. Si tratta di un sussidio pastorale, un “aiuto orientativo” che in tempi brevi sarà consegnato a parroci e vescovi che di fatto “sdogana” l'intercomunione. In sostanza, nei matrimoni in cui uno dei coniugi sia luterano o riformato, i sacerdoti potranno valutare di caso in caso se sia possibile ammetterlo alla Comunione. Il porporato ha parlato di “progresso positivo” giunto al termine di un “dibattito intenso”. Questa sorta di “linee guida” prevedono che “i pastori parlino con gli interessati della loro fede e assicurino che entrambi condividano la dottrina eucaristica cattolica“. Una condizione certo non facile da rispettare per i protestanti.

Si tratta di una decisione senza precedenti, sicuramente non generalizzata, che se da un lato riconosce l'esistenza di un problema reale e sentito in molti casi, dall'altra rischia di accelerare su un percorso ancora irto di ostacoli. Una questione annosa, di cui parlò anche Papa Francesco in occasione della visita alla Chiesa luterana di Roma nel 2015  rispondendo alla domanda di una signora protestante sposata con un cattolico: “Io – disse il S. Padre – mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi”. In sostanza, il Papa, rispondendo “vedete voi” aveva lasciato lasciato aperto uno spiraglio in cui oggi sembrano infilarsi i vescovi tedeschi, soprattutto dopo l'ormai famosa commemorazione dei 500 anni della Riforma a Lund in cui si riconosceva la necessità di “rispondere alla sete e alla fame spirituale” di molti “che desiderano ricevere l’eucaristia alla stessa mensa, come espressione concreta della piena unità”.

Anche le Chiese evangeliche italiane hanno dato risalto alla notizia. Sul sito Nev.it Luca Baratto, responsabile per le relazioni ecumeniche internazionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha affermato che “anche se l’apertura dei vescovi tedeschi nei confronti delle coppie interconfessionali ha tutto l’aspetto di una 'eccezione', da valutare 'caso per caso', essa è tuttavia assai rilevante: per la prima volta una conferenza episcopale cattolica riconosce ufficialmente che qui c’è una necessità reale e sentita. E’ un segno di avanzamento, nonché di rispetto nei confronti dei propri fedeli. L’elemento della discrezionalità potrebbe essere addirittura positiva per gli stessi parroci tedeschi che si trovano a dover valutare il singolo caso”.

Ma proprio l'opzione della discrezionalità, come nel caso della Comunione ai divorziati risposati, rischia di approfondire il solco nella Chiesa tra chi giudica questi passi ineluttabili e chi, al contrario, ritiene che vadano contro principi dottrinali intoccabili.