“I poveri sono il passaporto per il paradiso”

Con la S. Messa nella Basilica di San Pietro insieme a cardinali e vescovi di tutto il mondo Papa Francesco ha celebrato la prima Giornata mondiale dei poveri, istituita al termine del Giubileo straordinario della Misericordia. Come ha ricordato nella sua omelia, i poveri sono il nostro passaporto per il parafiso. Agli occhi di Dio nessuno può ritenersi inutile, siamo eletti da Dio che desidera colmarci dei suoi doni, più di quanto un papà e una mamma desiderino dare ai loro figli.

Alla Messa erano presenti circa 7000 indigenti, insieme a volontari e rappresentanti delle organizzazioni che si occupano degli ultimi, degli scartati, degli emarginati. E alcuni di questi bisognosi sono stati coinvolti direttamente nella liturgia, come Tony, un rifugiato siriano che ha fatto la seconda lettura, un senzatetto polacco che ha letto una delle intenzioni della preghiera dei fedeli, o come la famiglia torinese, con una bambina di un anno affetta da fibrosi cistica, in braccio al papà, che ha portato i doni all'offertorio. E non si è trattato solo del pane eucaristico ma in qualche modo sull'altare di San Pietro sono state portate le sofferenze, le povertà, le miserie non solo di quanti erano fisicamente presenti nella Basilica ma di tutti i bisognosi e i sofferenti del mondo, in unione con il sacrificio di Cristo sulla Croce.

Al termine della Messa il Papa si è affacciato dalla finestra dell'appartamento pontificio per la recita dell'Angelus. Ricordando la beatificazione, avvenuta ieri a Detroit, del cappuccino Francesco Solano il Pontefice ne ha ricordato l'impegno per gli ultimi ricollegandosi alla Giornata mondiale dei poveri “che a Roma e nelle diocesi del mondo si esprime in tante iniziative di preghiera e di condivisione. Auspico che i poveri siano al centro delle nostre comunità non soltanto in momenti come questo, ma sempre; perché essi sono nel cuore del Vangelo, in essi incontriamo Gesù che ci parla e ci interpella attraverso le loro sofferenze e i loro bisogni”. Francesco ha poi rivolto un pensiero particolare alle “popolazioni che vivono una dolorosa povertà a causa della guerra e dei conflitti. Rinnovo perciò alla comunità internazionale un accorato appello ad impegnare ogni possibile sforzo per favorire la pace, in particolare in Medio Oriente. Un pensiero speciale rivolgo al caro popolo libanese e prego per la stabilità del Paese, affinché possa continuare ad essere un 'messaggio' di rispetto e convivenza per tutta la Regione e per il mondo intero”. Commentando ancora la parabola dei talenti, il S. Padre ha affermato che il servo che nasconde il suo nel terreno “non ha col suo padrone un rapporto di fiducia, ma ha paura di lui, e questa lo blocca. La paura immobilizza sempre e spesso fa compiere scelte sbagliate. La paura scoraggia dal prendere iniziative, induce a rifugiarsi in soluzioni sicure e garantite, e così si finisce per non realizzare niente di buono. Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, non bisogna avere paura, bisogna avere fiducia. Questa parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio”. Poi ha aggiunto che “Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri – come oggi ci ricorda la 1ª Giornata Mondiale dei Poveri –; ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita. È segno infatti che Dio ha grande stima di noi: questa consapevolezza ci aiuta ad essere persone responsabili in ogni nostra azione. Pertanto, la parabola dei talenti ci richiama a una responsabilità personale e a una fedeltà che diventa anche capacità di rimetterci continuamente in cammino su strade nuove”. Al termine, il Papa ha pregato per l'equipaggio del sottomarino argentino disperso e ricordando la Giornata del ricordo delle vittime della strada, istituita dall’Onu, ha esortato gli autisti alla prudenza e al rispetto delle norme,