Gli islamici che difendono Asia Bibi

La sentenza della Corte suprema del Pakistan che ha assolto Asia Bibi dall'accusa di blasfemia ha scatenato nel Paese furibonde proteste, animate dai partiti e dalle associazioni islamiche più estremiste.

L'incertezza e i timori

All'indomani del pronunciamento del Tribunale pakistano, le manifestazioni scoppiate avevano fatto temere complicazioni per la sorte della contadina cattolica rinchiusa in carcere dal 2009 per un litigio con alcune colleghe di lavoro mussulmane. La mancata liberazione nelle ore successive alla lettura del verdetto aveva lasciato pensare che il governo di Islamabad potesse cedere alle pressioni dei gruppi più radicali. Alcuni organi di stampa avevano anche diffuso l'indiscrezione secondo cui esisterebbe un accordo tra le parti: Asia Bibi costretta a rimanere nel Paese in attesa di un riesame della sentenza della Corte suprema.

La liberazione

E' notizia di ieri sera che la madre di famiglia accusata ingiustamente di aver offeso Maometto è stata liberata e si trova ora in località segreta. Secondo il suo avvocato, Saif-ul-Mulook, fuggito all'estero dopo le numerose minacce di morte ricevute, la donna sarebbe già in volo, in procinto di lasciare il Pakistan. Una versione smentita però da Muhammad Faisal, ministro degli esteri del governo di Islamad, il quale ha invece sostenuto che Asia Bibi si trova ancora nel suo Paese d'origine. 

Il sostegno di alcuni islamici

Le immagini delle piazze piene di manifestanti con cartelli inneggianti all'impiccaggione di Asia Bibi hanno provocato in buona parte del mondo incredulità ed indignazione. Esiste, però, una parte del mondo islamico pakistano che ha voluto difendere coraggiosamente la sentenza dell'Alta Corte. Il Mufti pakistano Akeel Pirzada, presidente del Consiglio degli Ulema per la Pace ha rilasciato una dichiarazione all'agenzia Fides in cui prende le distanze dall'accanimento dimostrato dai gruppi più radicali di suoi correligionari: “Nessuno – ha premesso Pirzada – può tollerare una bestemmia contro il profeta Maometto e siamo pronti a sacrificare le nostre vite per lui”. “Ma – ha sostenuto il Mufti – come potrebbe mai la Corte punire un imputato quando vi sono solide prove sulla sua innocenza ? La decisione della Corte Suprema del Pakistan di assolvere Asia Bibi è notevole e dà un messaggio a tutto il mondo; la giustizia esiste in Pakistan, per tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione, cultura o etnia”. Dunque, una difesa convinta della sentenza che ha provocato le proteste degli estremisti ed un messaggio di speranza, che esorta alla convivenza pacifica in un Paese spesso segnato dall'intolleranza religiosa di cui molto spesso sono vittime principali i cristiani. Quella di Pirzada non è l'unica voce del mondo islamico che si è alzata in favore della causa di Asia Bibi nel Paese; in tal senso si è espresso anche Tariq Jameel, famoso predicatore islamico di Tulamba che su Facebook – ad esempio – vanta  un seguito di 1.349.556 persone. Il maulana ha dichiarato: “Ho letto la sentenza e credo che Asia Bibi sia innocente. Non vi è alcuna ragione sensata per scendere in strada e protestare. Se fosse colpevole, anche io sarei sceso in strada, ma non lo è” .