Gli attacchi alle chiese prima dell'incendio di Notre Dame

La ferita nel cuore della Francia e dell’Europa cristiana è ancora calda. È il tempo delle lacrime e delle preghiere. Le indagini sono ancora in fase embrionale ed è dunque prematuro avere un’idea un minimo fondata delle cause che hanno generato l’incendio della cattedrale di Notre Dame, a Parigi.

Cosa non ha funzionato

Le voci si rincorrono, le ipotesi rimbalzano e si gonfiano di bocca in bocca e di tastiera in tastiera. Sicuramente – questo lo si può dire già da ora – qualcosa non ha funzionato a dovere per preservare degnamente un luogo di cotanto prestigio artistico e spirituale. Circa un anno fa erano iniziati i lavori di ristrutturazione, programmati fino al 2022, data che, dopo le fiamme divoratrici di ieri, slitta esponenzialmente. Ma come hanno potuto, quelle fiamme, estendersi in modo così veloce e devastante? Passano le ore e si avvalora l’idea iniziale che l’incendio sia scoppiato tra le impalcature e il sottotetto nella parte centrale della cattedrale, che ha una spina dorsale tutta in legno. L’inchiesta giudiziaria farà luce sulle misure anti-incendio adottate, intanto però sorgono le polemiche. Come scrive la corrispondente di Repubblica, da tempo “la cattedrale era pericolante, senza più manutenzione”. Già, proprio così, la chiesa più visitata al mondo (più di San Pietro) sarebbe stata lasciata in uno stato di semi-abbandono. Persino c’era stato un dibattito sui costi eccessivi per il suo restauro, come evidenzia un servizio di dieci giorni fa della Bbc, senza considerare l’introito che un simile monumento concede alla Francia. Sempre su Repubblica si legge che “in questi anni, frammenti di arcate, chimere, altorilievi che cadevano letteralmente a pezzi erano stati accatastati in una rimessa dietro all’abside con un sentimento di impotenza che il rettore di Notre Dame aveva più volte denunciato”. Nel 1905 lo Stato francese ha confiscato i beni della Chiesa; certe denunce dimostrano che non sempre si è dimostrato in grado di saperli custodire.

Causa dolosa?

La negligenza, quindi, può aver contribuito al disastro. Resta, tuttavia, da capire quale dinamica avrebbe generato le fiamme. Nel compulsivo tam tam di queste ore c'è chi sostiene che non debba essere affatto esclusa l’ipotesi dolosa, benché le autorità al momento non stiano prendendo in considerazione la mano dell’uomo. L’ipotesi dolosa sarebbe corroborata da un clima che in tutta la Francia, negli ultimi anni e specialmente negli ultimi mesi, è apparso fosco per i cristiani e per le chiese. Tra gennaio e febbraio, come rilevato da In Terris, erano stati registrati diversi atti vandalici, precisamente a Digione, Nimes, Lavaur, Maisons-Laffitte e Houilles. Ma l’ondata di odio non era finita. Nella settimana tra l’11 e il 17 marzo sono stati contati ben 10 atti vandalici contro chiese e monumenti cattolici. Nel 2017, scrive Le Figaro, su 978 vandalismi registrati in tutta la Francia, ben 878 riguardavano chiese. Numeri, questi, che non dimostrano nulla di sicuro sull’incendio di Notre Dame. Spiegano, però, che le lingue di fuoco che inghiottiscono questo simbolo di cristianità si sono alzate proprio in un periodo in cui una recrudescenza di anti-clericalismo sembra attraversare la Francia, la quale sin dal Medioevo gode del titolo di “figlia prediletta della Chiesa”. Ma nulla è perduto. Come diceva lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton, il Cristianesimo “è fondato sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro”. Ecco allora che più alte di quelle fiamme, sono le preghiere di quanti si sono radunati fin da ieri sera, in ginocchio, nei pressi della cattedrale distrutta.