Giovanni XXIII. Mons. Tomasi: “I santi non vanno manipolati”

“So che c’è una controversia, Pax Christi è molto contraria. Penso che questa mossa sia nata dalla buona volontà di persone che vogliono avere un loro patrono. Però bisogna stare attenti a non manipolare i santi”.

Lo ha detto mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico e membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, a proposito della nomina di san Giovanni XXIII a patrono dell’esercito italiano. Ne ha parlato ai giornalisti – come riferisce l’AgenSir – a margine della presentazione a Radio Vaticana, a Roma, del Rapporto Unctad sul commercio e lo sviluppo.

La scelta

Papa Roncalli è diventato patrono dell’esercito italiano il 12 settembre, giorno in cui l’ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, ha consegnato al Capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Danilo Errico, la bolla pontificia relativa al decreto della Congregazione per il culto divino.

Roncalli cappellano

Quando ancora era un semplice sacerdote, don Roncalli, oltre ad aver prestato il servizio di leva nel 1901, al tempo della Grande Guerra era tenente della Sanità e cappellano militareDon Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, dalle pagine dell’Osservatore Romano ha spiegato che la decisione è motivata per “il suo zelo, come cappellano militare, nel promuovere le virtù cristiane tra i soldati, il luminoso esempio di tutta la sua vita e il suo costante impegno in favore della pace“.

Le critiche

Oltre a Pax Christi, come ha ricordato mons. Tomasi, critiche nei confronti di questa decisione sono giunte da Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare Italiano, e da Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. Quest’ultimo ha spiegato che ritiene “una forzatura farlo diventare patrono di un esercito” e che “ci sembrerebbe più opportuno che il Papa Buono potesse essere patrono degli operatori di pace, a partire dai tanti giovani che svolgono con noi il servizio civile nelle zone di conflitto, per ‘sanare le ferite e costruire ponti’, come ha recentemente invitato a fare Papa Francesco”