Francesco: “Dio mi dà una sana dose di incoscienza”

“Dio è buono con me, mi dà una sana dose di incoscienza. Vado facendo quel che devo fare”. Sono le parole di Papa Francesco in un’intervista al quotidiano argentino “La Nacion”. Il Pontefice, rispondendo alla giornalista vaticanista Elisabetta Piquè, si è espresso con grande franchezza su diversi temi. “Jorge non cambiare – ha detto tra sé e sé dopo l’elezione del Conclave – continua a essere te stesso perché cambiare alla tua età è ridicolo”. “Ho i miei acciacchi – ha continuato – e a questa età gli acciacchi si sentono. Ma sono nelle mani del Signore, finora riesco a portare avanti un ritmo di lavoro più o meno buono”.

Sulla riforma della Curia ha affermato che “è un processo lento” e non pensa che sarà concluso nel 2015. Inoltre ha spiegato di “non essere preoccupato” per le “divergenze” emerse; la riforma a cui tiene maggiormente è quella “spirituale, la riforma del cuore”. Lo Ior, inoltre, “sta funzionando benissimo” e anche la ristrutturazione economica “sta procedendo bene”. Riguardo ai suoi viaggi pastorali ha affermato che in Argentina si recherà “forse nel 2016”, mentre nel 2015 “c’è il progetto di viaggiare in tre paesi dell’America Latina che ancora preferisco non dire, e anche alcuni paesi dell’Africa”. Il vescovo di Roma ha parlato anche della famiglia e delle sue difficoltà rivelando che per molte persone “sposarsi è diventato un fatto sociale” e ciò implica chiedersi quanti matrimoni siano realmente compiuti nella fede e con quale fede e consapevolezza abbia avuto una persona quando si è sposata. Inoltre ha evidenziato che “nessuno ha parlato di matrimonio omosessuale al Sinodo”.

Si è discusso, ha proseguito, di “una famiglia che ha un figlio o una figlia omosessuale” e quindi come aiutare “questa famiglia in questa situazione un po’ inedita”. Di fatto nel Sinodo “non si è toccato nessun punto della dottrina della Chiesa sul matrimonio”. Nel caso dei divorziati che si risposano ha detto che “non è una soluzione se diamo loro la Comunione. Questo soltanto non è la soluzione: la soluzione è l’integrazione”. “E’ vero che non sono scomunicati”, ha ribadito, “però non possono essere padrini di Battesimo, non possono leggere a Messa, non possono dare la Comunione, non possono insegnare catechismo”, perciò “sembra che siano scomunicati di fatto”. Per tale motivo “bisogna aprire un po’ di più le porte”.