Film “sacrilego” scatena la rabbia degli indù

Un film su una mitica regina indù, venerata come una divinità, sta scatenando violente reazioni in India e non solo. Si tratta di  “Padmaavat“, il film di Bollywood sulla mitologica Rani Padmini, giunto nei cinema tra imponenti misure di sicurezza dopo le proteste che erano state innescate già nei mesi scorsi, durante le riprese. Mentre veniva girato il film, infatti, la troupe era stata attaccata, i set vandalizzati, estremisti indù avevano minacciato di bruciare viva l'attrice protagonista, Deepika Padukone, e c'erano stati diversi appelli alla corte suprema e al governo affinché la pellicola venisse messa al bando. Ora che il film è arrivato nelle sale, folle inferocite sono scese in strada in diverse città indiane in questa settimana, per cercare di bloccarne l'uscita. A Mumbai sono state date alle fiamme alcune auto, a Gurgaon, a sud di Delhi, manifestanti hanno lanciato pietre e appiccato il fuoco a un autobus. Scontri con le forze dell'ordine ci sono stati anche nell'Uttar Pradesh, Gujarat e Bihar. Un uomo avrebbe addirittura cercato di darsi fuoco fuori da una sala a Varanasui. La polizia ha anche arrestato 18 uomini in relazione all'incendio di uno scuolabus ad Haryana, con i piccoli alunni presi di mira con il lancio di pietre e bastoni.

La biografia bollywoodiana si basa su un poema del XVI secolo che racconta la decisione della regina indù Padmini di suicidarsi piuttosto che finire nelle mani dei nemici. A scatenare la rabbia degli estremisti, già un anno fa, mentre il film era in preparazione, le voci su una presunta scena d'amore tra la regina e il conquistatore musulmano Alauddin Khilji. Una simile scena non esiste ma, nonostante le smentite del regista, Sanjay Leela Bhansali, le proteste sono continuate, anche dopo la proiezione del trailer. Per i suoi oppositori, la storia portata sullo schermo disonora la regina venerata dai Rajput, una delle maggiori caste indiane, fieramente orgogliose delle loro origini guerriere. “Lei ha sacrificato la sua vita a causa delle atrocità contro le donne. E' molto rispettata, la preghiamo come una nostra divinità“, ha spiegato Giraraj Singh Lotwada, presidente dei Rajput Sabha di Jaipur.

In realtà secondo gli storici non ci sono prove che Padmini sia realmente esistita, ma il suo mito ha una grande influenza tra i Rajput. Molte donne di questa casta hanno minacciato di darsi fuoco. E le proteste non si sono limitate all'India: anche nel Regno Unito, dove vive una numerosa comunità indiana, alcuni estremisti hanno minacciato di appiccare incendi ai cinema che ospiteranno la pellicola e hanno offerto 550.000 sterline a chiunque decapiterà l'attrice Padukone. 

Secondo la critica cinematografica, Anna Vetticad, le manifestazioni sono state un'ottima occasione per il Karni Sena, il gruppo di Rajput che guida la protesta, per acquisire notorietà sulla scena nazionale. Anche il partito di governo Bharatiya Janata (Bjp) sta capitalizzando la rabbia, ha aggiunto, “assecondando i conservatori della comunità Rajput, forza dominante in Rajasthan, dove quest'anno ci saranno elezioni, e tra i conservatori indù che sono il suo elettorato fondamentale”. Intanto diversi cinema in Rajasthan, Mandya Pradesh e Goa non hanno nascosto i loro timori nel proiettare il film, secondo quanto ha fatto sapere la Multiplex Association of India, ma secondo alcuni analisti, le manifestazioni potrebbero trasformare il film in un successo al botteghino.