Fidel Castro: dall’abbraccio con Giovanni Paolo II, al “Padre Nostro” di Bergoglio

“Hasta la victoria siempre”. Con queste parole Raul Castro ha terminato l’annuncio, dato in diretta dalla televisione nazionale cubana, della morte del fratello Raul, deceduto nella notte a 90 anni. Il “Líder Máximo“, protagonista della rivoluzione contro il regime Batista, fu l’autore della Repubblica di Cuba. Tre i Papi che lo hanno incontrato: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e l’ultimo, Francesco, nel suo viaggio il 20 settembre del 2015 quando, nella residenza a L’Avana, il comandante gli donò una copia del libro “Fidel e la religione”, di Frei Betto.

Controverso il giudizio sulla sua figura: accusato da una parte di violare i diritti umani e dall’altra lodato per miglioramento delle condizioni di vita sull’Isola. Nel 2008, dopo 50 anni di politica, annunciò che non avrebbe accettato una nuova elezione alla Presidenza, e nel 2011 consegnò definitivamente i suoi poteri nelle mani del fratello Raul. Tuttavia, fu proprio da quel momento che presero vita diverse riforme e la normalizzazione delle relazioni con la comunità internazionale. Decisivo, per le relazioni internazionali di Cuba, il ruolo diplomatico della Chiesa cattolica, in particolare l’azione di Papa Francesco che ha portato alla normalizzazione dei rapporti tra gli Usa e L’Avana.

Sono tre i Papi che Fidel Castro ha incontrato durante la sua esistenza. Sei, in diversi momenti, gli incontri del Comandante con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tra tutti, spicca quello del 21 gennaio del 1998, a L’Avana, con Wojtyla appena sceso dall’aereo: i due si parlarono e guardarono i propri orologi, come a siglare visivamente un istante che diventava storia. E in effetti così è stato. Al termine del suo viaggio San Giovanni Paolo II parlò di “grande fiducia nel futuro” di Cuba: “Costruitelo con gioia, guidati dalla luce della fede, con il vigore della speranza e la generosità dell’amore fraterno, capaci di creare un ambiente di maggiore libertà e pluralismo”.

Benedetto XVI racconta l’incontro con il Lìder Maximo nel libro “Ultime Conversazioni”. Quel momento, dice il Papa emerito, fu “a suo modo commovente”. Quando Ratzinger andò a Cuba da Pontefice, presidente era il fratello Raul. All’epoca circolarono voci di una presunta morte di Fidel, poiché era assente da molto tempo nelle “cerimonie” pubbliche. Tuttavia, per la visita del Santo Padre ricomparve, dimostrando al mondo di essere vivo. Il capo della rivoluzione non avrebbe mai voluto mancare l’incontro con Benedetto XVI. Da quell’incontro nacque un dialogo stimolante, tanto che Fidel si pose nuovamente la domanda sull’esistenza di Dio. Quesito che rivolse anche a Ratzinger, accompagnato dalla richiesta di scegliere alcuni libri sull’argomento.

Con il Papa tedesco, Castro parlò anche di diplomazia, mantenendo vivo l’auspicio nato con Wojtyla. E nel 2012 ribadì il “cammino comune” per tutti i cubani: “L’ora presente reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l’intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione”.

E’ stato poi Papa Francesco che tre anni dopo, nel settembre 2015, “sull’isola della rivoluzione” ha parlato di “piccoli ponti” che uno dopo l’altro “fanno il grande ponte della pace” e guardando ai nuovi rapporti con gli Stati Uniti ha evidenziato il concretizzarsi dell’auspicio espresso da San Giovanni paolo II “all’apertura di Cuba al mondo e del mondo a Cuba. Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un processo, è un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo, del sistema della valorizzazione universale sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo”.

L’incontro con Bergoglio, durato 40 minuti, toccò svariati temi, dalla comune formazione gesuita, fino alle questioni ambientali della Laudato Si. Al termine di quel colloqui, Fidel donò al Papa argentino un libro che aveva scritto con il teologo della liberazione Frei Betto, intitolato “Fidel e la religione”, con una dedica: “Per Papa Francesco in occasione della sua fraterna visita a Cuba con ammirazione e rispetto del popolo cubano”. Da parte sua, Bergoglio gli chiese un “Padre Nostro”. Con Fidel Castro se ne va un pezzo di storia che ha visto la diplomazia della Santa Sede impegnata in prima linea per rendere l’Isola della Rivoluzione una nazione degna di aggiudicarsi il titolo di “ponte” tra Oriente e Occidente.